Nino Defilippis | |||||||||||||||||||||||||
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Nazionalità | Italia | ||||||||||||||||||||||||
Ciclismo | |||||||||||||||||||||||||
Specialità | Strada, pista | ||||||||||||||||||||||||
Termine carriera | 1964 | ||||||||||||||||||||||||
Carriera | |||||||||||||||||||||||||
Squadre di club | |||||||||||||||||||||||||
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Nazionale | |||||||||||||||||||||||||
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Carriera da allenatore | |||||||||||||||||||||||||
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Palmarès | |||||||||||||||||||||||||
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Nino Defilippis (Torino, 21 marzo 1932 – Torino, 13 luglio 2010) è stato un ciclista su strada e pistard italiano. Professionista dal 1952 al 1964, vinse nove tappe al Giro d'Italia, sette al Tour de France e due alla Vuelta a España, un Giro di Lombardia, due titoli nazionali e la medaglia d'argento ai Campionati del mondo di Berna nel 1961.
Era soprannominato Cit, "piccolo" in lingua piemontese.[1] Nonostante le caratteristiche da passista veloce,[2] riuscì ad essere competitivo anche nella classifica generale dei Grandi Giri, concludendo al terzo posto nel Giro d'Italia 1962, al quinto nel Tour de France 1956 e al settimo nel 1957. Nel 1956 riuscì a conquistare la classifica scalatori della Vuelta a España, nell'edizione vinta dal compagno di squadra Angelo Conterno.
Nato a Torino da padre pugliese, di Rutigliano, e madre astigiana, di Berzano di San Pietro, proprietari di un pastificio, nonostante la passione per il calcio (era tifoso del Torino) si dedicò presto al ciclismo.[3] Da dilettante corse con l'Ausonia e con la Sassi, poi debuttò nel professionismo con la Legnano di Eberardo Pavesi a nemmeno vent'anni di età, nel 1952.[3]
Già al primo anno tra i professionisti colse subito importanti successi. In quella stagione si aggiudicò infatti una tappa al Giro d'Italia, vestendo anche per due giorni la maglia rosa (il più giovane a indossarla nella storia del Giro),[3] e a seguire fece suo il Trofeo Baracchi in coppia con Giancarlo Astrua. L'anno successivo colse invece la vittoria della Tre Valli Varesine. Passato alla Torpado, nel 1954 si aggiudicò un'altra tappa al Giro d'Italia e i giri del Piemonte e dell'Emilia, vittoria quest'ultima che ripeté anche l'anno successivo insieme ad una nuova tappa del Giro d'Italia. Nel 1956 passò alla Bianchi e vinse in due anni cinque tappe al Tour de France e una alla Vuelta a España, corse a cui partecipò con la rappresentativa nazionale.
Dal 1958 iniziò una lunga militanza nella Carpano, che terminò sei stagioni dopo, nel 1963. Vinse subito due tappe al Giro d'Italia, una tappa alla Paris-Nice, una al Giro di Sardegna e al Tour de Suisse, cui seguirono i successi nelle classiche italiane: Giro del Piemonte, Giro del Lazio e soprattutto Giro di Lombardia; per quest'ultima vittoria Carlo Bergoglio del quotidiano torinese Tuttosport titolò «Grandezza del "Cit"».[3] L'anno dopo Defilippis ripeté le vittorie al Giro di Sardegna e al Giro d'Italia, in cui vinse la dodicesima tappa, mentre nel 1960 tornò a vincere al Tour de France, conquistando due tappe, e alla Tre Valli Varesine, valida come prova unica del campionato italiano su strada.
Negli ultimi anni di carriera vinse ancora tre tappe al Giro d'Italia e una alla Vuelta a España, un Giro del Lazio, un Giro del Veneto e un secondo titolo nazionale su strada. Da ricordare, nel 1961, la medaglia d'argento, alle spalle di Rik Van Looy, ai campionati del mondo 1961.[3] Sempre nel 1961 concluse al secondo posto il Giro delle Fiandre: in quella corsa superò in volata il britannico Tom Simpson, smise di pedalare ed esultò, pensando di aver vinto; lo spostamento della striscia d'arrivo, al terzo e ultimo giro del circuito, alcuni metri più avanti rispetto ai primi due passaggi, gli costò però la vittoria, che andò a Simpson, abile a risorpassarlo.[4] Attivo anche su pista, prese parte alla Sei giorni di Milano nel 1961 (nono), 1962 (nono) e 1964 (settimo).
Ritiratosi dalle competizioni al termine del 1964, fu commissario tecnico della nazionale ai campionati del mondo 1973, anno della vittoria di Felice Gimondi, e a quelli dell'anno successivo. Abbandonato il ciclismo, fu imprenditore, prima nel settore dell'indotto auto e poi di nuovo con un pastificio.[3] Da lungo tempo malato di cancro, è morto a Torino il 13 luglio 2010.[2][3] È sepolto nel cimitero collinare di Berzano di San Pietro, nel Monferrato Astigiano.
Il 28 aprile 2024, a Berzano di San Pietro, è stato intitolato il "piazzale Nino Defilippis" proprio nei pressi del cimitero dove riposa.[5]