«Sono un poverissimo figlio di civili
che adora la barbarie.»
«Io m'abbandono
a tutti i fiumi oscuri di me stesso che straripano.»
«E più amo la mia ombra che pare
lo svelto impaccio della mia anima fra' miei piedi.»
Paolo Buzzi (Milano, 15 febbraio 1874 – Milano, 18 febbraio 1956) è stato un poeta e scrittore italiano di impronta futurista.
Figlio di Angelo e Camilla Riva, donna di antichissima e nobile famiglia galbiatese (nipote del Nob. Don Ing. Cesare Riva Finoli), dopo essersi laureato in Legge ha lavorato per tutta la vita presso l'Amministrazione Provinciale di Milano occupandosi attivamente dei molti problemi sociali del momento, come quello della pellagra[1].
Ricco di interessi letterari iniziò presto l'attività di scrittore con una commedia nel 1886 e con un libretto d'opera (Crevalcore, per Anna Radius Zuccari, alias Neera) nel 1907. Si cimentò con una raccolta di poesie dialettali dal titolo Cuna voeuia ("Culla vuota") e concluse con le liriche Rapsodie leopardiane questo suo primo periodo di noviziato[1].
Dopo aver conosciuto Marinetti, il giovane poeta aderì con entusiasmo al movimento futurista che era sorto da poco e nel 1905 fu tra coloro che contribuirono a fondare la rivista "Poesia". Per "Poesia" , che aveva indetto il primo concorso letterario, scrisse un lungo poema in prosa, dal titolo "L'esilio", che gli valse la vittoria. Il poema venne poi dato alla stampa nel 1906.
Firmò tra i primi il Manifesto del movimento futurista, che uscì a Parigi nel 1909, sottoscrisse il ripudio di Venezia passatista nel marinettiano Uccidiamo il chiaro di luna[2]. "Aeroplani" sarà la sua prima opera di versi di stampo futurista e verrà pubblicata a Milano da Edizioni di "Poesia" nel 1909. Nel 1912, nell'antologia "I poeti futuristi", il poeta pubblicò molte sue poesie oltre ad un saggio sul verso libero. Seguirà, nel 1915, il romanzo "L'ellisse e la spirale. Film + parole in libertà", dai contenuti fantascientifici e dalle tecniche sperimentali (l'ultima sezione del testo è costituita da tavole parolibere, per la prima volta usate all'interno di un romanzo).
Negli anni successivi Buzzi compose "Conflagrazione" (Epopea parolibera, 1915-1918), un vero e proprio diario della prima guerra mondiale in parole in libertà, con un uso frequente di collages. L'opera rimase inedita e fu pubblicata postuma soltanto nel 1963. Accanto all'attività artistica, aderì anche al programma politico che l'avanguardia veniva elaborando: collaborò alla fondazione di "Roma futurista",[3] alla formazione dei Fasci politici futuristi, che si trasformarono ben presto nei Fasci di combattimento mussoliniano, dei quali Buzzi fu responsabile per la sezione milanese.
Tra i libri di poesia sono da ricordare il "Bel canto" del 1916, "Popolo, canta così!" del 1920, "Poema dei quarantanni" del 1922, "Canti per le chiese vuote" del 1930. Buzzi per il fascismo, scrisse la prefazione per Il volto della rivoluzione, un'opera composta da 4 volumi di storia e dottrina del fascismo di Alfredo Acito (Milano, G. Morreale, 1930).[4]
Le opere che seguiranno, pur mantenendo alcune caratteristiche del modello futurista, sembrano ispirate a modelli più tradizionali e moderati. Ne Il poema di radioonde del 1941, ispirato a un viaggio nel nord, le poesie alternano motivi carducciani e dannunziani. Fu decorato della medaglia d'oro dei benemeriti della Pubblica Istruzione.
La posizione di Buzzi tra i poeti della prima fase futurista è più letteraria ed eclettica, priva pertanto di esagerazione e contaminazione[5].
Formatosi sui classici si dimostra presto poeta di notevoli capacità formali e costruttive consolidate senza dubbio dalla assidua frequentazione della musica.
Estremamente legato alla tradizione culturale milanese, sensibile ai problemi civili e democratici, Buzzi si aggancia alla scapigliatura come si rileva dalla lettura del testo tardo-scapigliato contenuto nei "Poeti futuristi" dal titolo "La donna della corazza d'acciaio".
Aderendo al futurismo e accogliendo come preferito il verso libero, Buzzi poté esprimere senza limitazioni quella "incontinenza verbale", come dice il Mengaldo, che appartiene ai bravi narratori e ai cantastorie di fatti popolari. L'ampissima produzione letteraria di Buzzi comprende, oltre alle poesie, opere di teatro e di narrativa, saggi e traduzioni.
Una cospicua parte dell'opera di Paolo Buzzi è ancora inedita e mancano studi di critica approfonditi.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 44407518 · ISNI (EN) 0000 0001 0893 2505 · SBN CFIV102401 · BAV 495/114050 · Europeana agent/base/107899 · LCCN (EN) n85260280 · GND (DE) 119348470 · BNF (FR) cb12522022h (data) · J9U (EN, HE) 987007276326205171 |
---|