Romolo Polacchini | |
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L'ammiraglio Polacchini a Bordeaux nel 1942 | |
Nascita | La Spezia, 20 maggio 1897 |
Morte | Venezia, 16 ottobre 1968 |
Dati militari | |
Paese servito | Italia Italia |
Forza armata | Regia Marina Marina Militare Italiana |
Specialità | Sommergibili |
Anni di servizio | 1914-1950 |
Grado | Ammiraglio di squadra |
Guerre | Guerra italo-turca Prima guerra mondiale Guerra d'Etiopia Guerra di Spagna Seconda guerra mondiale |
Campagne | Campagna italiana di Grecia |
Battaglie | battaglia di Punta Stilo |
Comandante di | BETASOM |
Decorazioni | vedi qui |
Studi militari | Regia Accademia Navale di Livorno |
Dati tratti da Uomini della Marina, 1861-1946[1] | |
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Romolo Polacchini (La Spezia, 20 maggio 1897 – Venezia, 16 ottobre 1968) è stato un ammiraglio italiano, comandante della base navale di BETASOM durante il corso della seconda guerra mondiale.
Nacque a La Spezia il 20 maggio 1897, fu allievo della Regia Accademia Navale di Livorno dal 6 novembre 1911 al 7 giugno 1914, venendo promosso guardiamarina e imbarcato sulla nave Etna e successivamente sulle navi da battaglia Dante Alighieri e Andrea Doria durante la prima guerra mondiale.[1] Nel 1918, con il grado di sottotenente di vascello fu comandante in seconda del sommergibile H 3[2]; dal 30 ottobre 1924 (e sino al 1927) Polacchini comandò nell’ordine i sommergibili N 5 (1924), N 1 (1924), N 6 (1925), N 2 (1925), F 19 (1925), F 7 (1926), X 2 (1926-1927). Quindi poi fu in comando del sommergibile H 1[3] nel 1927.
Promosso capitano di corvetta l'8 maggio 1927, tra il 10 febbraio 1929 e il 24 maggio 1930 assunse il comando del nuovo sommergibile Tito Speri [4] e in seguito del nuovo sommergibile Argonauta in allestimento. Nel 1931 il re d'Egitto Fu’ad I lo insignì del titolo di Ufficiale dell'Ordine di Ismail, e promosso capitano di fregata il 6 novembre 1932, fu imbarcato come Sottocapo di stato maggiore sull'incrociatore leggero Alberto di Giussano nel 1933, e poi sul similare Giovanni delle Bande Nere. In successione comandò le squadriglie a cui appartenevano i sommergibili Argonauta,[5] Otaria, il 4º Gruppo sommergibili di Taranto dall'11 settembre 1935, il Des Geneys e il Santorre Santarosa.[5] A bordo degli ultimi due prese parte all'inizio delle operazioni nell'ambito della guerra civile spagnola.[5]
Promosso capitano di vascello[6] il 5 gennaio 1937, fu comandante della base navale di Venezia e poi, dal 20 marzo 1939 al 31 agosto 1940, assunse il comando dell'incrociatore leggero Luigi Cadorna,[5] con il quale durante la seconda guerra mondiale partecipò alla battaglia di Punta Stilo del luglio 1940. In tale occasione fu decorato della Croce di guerra al valor militare.[5] prese parte alla Campagna di Grecia come comandante superiore del traffico con l'Albania avendo Quartier generale a Brindisi, e poi ricoprì l'incarico di Comandante della scuola sommergibili di Pola.[5]
Il 15 aprile 1941[6] fu destinato come Capo di stato maggiore al Comando Superiore delle Forze Subacquee Italiane[7] in Atlantico (BETASOM)[6] con base a Bordeaux[8] in Francia, in sostituzione e del parigrado Aldo Cocchia.[7] Promosso contrammiraglio all'età di solo quarantaquattro anni, il 18 settembre 1941 divenne Comandante superiore di "BETASOM", sostituendo l'ammiraglio di divisione Angelo Parona[7] il quale, nel frattempo, era stato assegnato al comando della 3ª Divisione incrociatori. Durante questo periodo fu decorato con la Croce di Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia.
Probabilmente anche a seguito del suo ostentato scetticismo riguardante il presunto affondamento di due corazzate americane da parte del comandante Enzo Grossi al comando del sommergibile Barbarigo,[9] che gli avevano valso due Medaglie d'oro al valor militare e la promozione di grado, il 29 dicembre 1942[10] egli venne sostituito al comando di "BETASOM" dallo stesso Grossi[11], per essere destinato nel gennaio del 1943 a Palermo come Comandante della Base logistica. Partecipò attivamente alla campagna di Tunisia, organizzando i convogli di rifornimenti per le truppe italiane impegnate in quel settore, venendo decorato con la Medaglia d'argento al valor militare per l'impegno profuso.
Destinato in seguito a Livorno[5] come Comandante della Base Navale, all'arrivo dei tedeschi riuscì a mettere in salvo il personale dipendente della base, dopodiché si rifugiò in casa di amici a Castiglioncello per qualche tempo e successivamente raggiunse la sua famiglia a Venezia nel gennaio 1944. Nel maggio dello stesso anno, al fine di evitare la deportazione in Germania, prestò formale giuramento alla Repubblica Sociale Italiana, ma nel contempo iniziò a collaborare clandestinamente con il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia.[5] L'8 agosto fu arrestato dai fascisti e incarcerato a Venezia con varie accuse[12] che in seguito si rivelarono infondate. Rimase in carcere per cinque mesi, dopodiché con l'intercessione del Cardinale Giovanni Urbani, futuro Patriarca di Venezia e zio di sua cognata, fu liberato con l'obbligo di firma in Questura tutte le sere.[5] Alla fine della guerra in Italia, con la caduta del fascismo, il 6 maggio 1945 assunse il comando dei servizi della Marina di Venezia, ma fu collocato a riposo il 20 febbraio 1946, venendo promosso ammiraglio di divisione il 5 maggio dello stesso anno.[5]
Il 19 febbraio 1950, avendo contratto grave malattia ai polmoni durante il periodo trascorso in prigionia, fu costretto a lasciare il servizio per motivi di salute e fu collocato in congedo assoluto e iscritto al Ruolo d'Onore della Marina Militare, promosso ammiraglio di squadra il 27 giugno 1958. Si ritirò quindi a vivere al Lido di Venezia, dove morì nel 1968.