Gaetano Arfé | |
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Senatore della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 1972 (VI), 1987 (X) – 1976 (VI), 1992 (X) |
Legislatura | VI, X |
Gruppo parlamentare | Partito Socialista Italiano (VI), Sinistra Indipendente (X) |
Circoscrizione | Emilia Romagna |
Collegio | Parma (VI) e Rimini (X) |
Sito istituzionale | |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 1976 – 1979 |
Legislatura | VII |
Gruppo parlamentare | Partito Socialista Italiano |
Circoscrizione | Emilia Romagna |
Collegio | Parma |
Incarichi parlamentari | |
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Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | PSI (1945-1985) |
Titolo di studio | laurea in lettere e filosofia |
Professione | docente universitario |
Gaetano Arfé (Somma Vesuviana, 12 novembre 1925 – Napoli, 13 settembre 2007) è stato un politico, giornalista e storico italiano.
Nel 1942, subito dopo la licenza liceale, entra a far parte di "Italia Libera", un gruppo clandestino di ispirazione azionista e viene presentato a Benedetto Croce[1] da Ettore Ceccoli, editore e libraio ex comunista e amico del padre. All'università conosce Giorgio Napolitano e prende a frequentare giovani antifascisti. La polizia però lo tiene d'occhio e i genitori lo mandano da uno zio a Sondrio. Giunto nella città lombarda ai primi del 1943, collabora con alcuni azionisti che aiutano prigionieri di guerra, perseguitati politici ed ebrei a varcare il confine svizzero. Arrestato e tornato libero dopo alcune settimane, svolge attività di collegamento tra il CLN di Sondrio e Milano e i partigiani della Valtellina, ai quali si unisce nel 1944 militando in una formazione di Giustizia e Libertà fino alla liberazione.[2]
Dopo la guerra, nel 1945 si iscrive al Partito Socialista, nel quale rimarrà fino al 1985, e ricomincia a studiare. Laureatosi in lettere e filosofia all'Università di Napoli nel 1948, si specializza in storia presso l'Istituto Italiano per gli Studi Storici presieduto da Benedetto Croce.[2] Negli anni cinquanta, mentre è funzionario presso l'Archivio di Stato di Napoli, partecipa ad una manifestazione per la pace organizzata dalla "Gioventù meridionale" con l'appoggio del PCI, e per questo viene trasferito d'autorità a Firenze, dove entra in contatto con la rivista Il Ponte e con personalità dell'antifascismo quali Romano Bilenchi, direttore del "Nuovo Corriere", Delio Cantimori, Cesare Luporini, Piero Calamandrei e Tristano Codignola. Collabora inoltre con Gaetano Salvemini alla raccolta degli scritti sulla questione meridionale.[2]
Dal 1965 è libero docente di Storia contemporanea nelle Università di Bari e Salerno.[2] Nel 1973 diviene titolare della cattedra di "Storia dei partiti e movimenti politici" presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Firenze.[2]
Dal 1959 al 1971 è condirettore della rivista socialista Mondo Operaio, e dal 1966 diviene direttore del quotidiano socialista Avanti!, alla cui guida resterà per dieci anni.[2] Proprio a causa delle inchieste sulle "trame nere" pubblicate sul giornale da lui diretto, Arfé è vittima di un attentato terroristico che il 2 aprile del 1975 devasta la sua abitazione con un ordigno esplosivo, provocando il ferimento di tre persone.
Nel PSI fa parte del Comitato centrale e della Direzione del partito dal 1957 al 1982;[2] nel 1972 è eletto senatore nel collegio di Parma, e ricopre il ruolo di vicepresidente della "Commissione istruzione" e poi della "Commissione esteri", nonché relatore della legge sui "Provvedimenti urgenti per l'Università".[2]
Nel 1976 è eletto deputato nel collegio di Parma-Modena-Reggio-Piacenza; entra nella "Commissione affari costituzionali" e rappresentò il gruppo socialista nelle trattative sul Concordato.[2] Nel 1979 viene eletto deputato al Parlamento europeo per il collegio Nord-est per le liste del PSI: è relatore sul tema della politica televisiva europea e promuove la "Carta dei diritti delle minoranze etniche e linguistiche".[2] È stato membro della Commissione per la gioventù, la cultura, l'educazione, l'informazione e lo sport e della Delegazione al comitato misto Parlamento europeo/Assemblea della Repubblica del Portogallo. Ha aderito al gruppo parlamentare del Partito del Socialismo Europeo.
La Risoluzione del Parlamento europeo dedicata alla tutela delle minoranze etniche e linguistiche, approvata il 16 ottobre 1981, è anche nota come "Risoluzione Arfé".
Nel 1985, in totale disaccordo col segretario Bettino Craxi, lascia il Partito Socialista e l'anno successivo dà alle stampe lo scritto La questione socialista, con cui motiva la sua fuoruscita.[3] Nel 1987 è eletto senatore nel collegio di Rimini per la sinistra indipendente.[2]
Numerosi i suoi scritti ed interventi su personaggi e tematiche di storia dei movimenti politici, con attenzione anche alle vicende di Giustizia e Libertà, dell'anarchismo, su momenti e personaggi minori della storia del movimento operaio. Negli ultimi anni della sua vita ha collaborato con la rivista online Fuoriregistro[4]. È inoltre apparso nel film Don Milani del 1976 diretto da Ivan Angeli, recitando la parte di sé stesso.
Muore a Napoli il 13 settembre 2007 in seguito ad una crisi respiratoria.
Il fondo Gaetano Arfé[5], donato per lascito testamentario alla Fondazione di studi storici Filippo Turati[6] è conservato e consultabile presso tale fondazione.
Fra i suoi scritti più importanti:
Controllo di autorità | VIAF (EN) 64021686 · ISNI (EN) 0000 0001 1473 8151 · SBN CFIV013884 · LCCN (EN) n79049618 · GND (DE) 128615540 · BNE (ES) XX1191613 (data) · BNF (FR) cb12033711c (data) · J9U (EN, HE) 987007278215305171 · CONOR.SI (SL) 49698659 |
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