Nel suo periodo giovanile Johst si avvicinò all'espressionismo, come evidenziarono i suoi lavori di esordio, la commediaStroh (Paglia, 1915) e il libro di poesieWegwärts (Verso la strada, 1916).[4]
Nel 1915 si sposò con la figlia di una famiglia nobile di Norimberga, ramo di Oberallmannshausen.[2]
Partecipò come volontario alla prima guerra mondiale, durante la quale Johst scrisse due drammi d'avanguardia caratterizzati da toni pessimistici, intitolati Der junge Mensch (L'uomo giovane, 1917) e Der Einsame (Il solitario, 1917); il primo incentrato sui conflitti generazionali e il secondo sulla sfortunata vita dello scrittore Grabbe,[1] nei quali il lirismo, a tratti ironico, approfondisce il tema del tragico fallimento di chi persegue la grandezza in un'epoca indifferente e ostile.[4]
A partire dal 1923 le sue opere appaiono improntate a una psicologia di tipo naturalista.[3] Durante gli anni '20 si avvicinò al nazismo e nel 1932 aderì al partito nazista.
Da segnalare in questa fase creativa il dramma Thomas Paine (1927), nel quale l'idealista che apparentemente perde nella sua battaglia, diventa il vincitore perché promuove il rinnovamento della società;[4] il saggioIch glaube! Bekenntnisse (Io credo! Dichiarazioni di fede, 1928), intriso di un ritrovato ottimismo e di una fede;[4] il dramma Schlageter (1933), dedicato al militare di estrema destra Albert Leo Schlageter, condannato dai francesi durante l'occupazione della Ruhr nel 1923 e considerato dai nazisti un martire.[1]
Tra i numerosi incarichi, Johst fu presidente della Camera degli scrittori del Reich, dell'Accademia della Poesia, membro del Consiglio di Stato e tra i numerosi riconoscimenti ricevette il premio del NSDAP per arte e scienza, al Congresso del partito del Terzo Reich a Norimberga nel 1935.[1]
Dopo aver riacquistato la libertà, pubblicò il romanzo Gesegnete Vergänglichkeit (Beata transitorietà, 1955), che risultò l'ultimo atto della sua carriera letteraria. Si ritirò a Oberallmannshausen e non apparve più in pubblico.[2]
Quando i nazisti presero il potere in Germania, Johst scrisse - tra il 1929 ed il 1932 - il dramma improntato all'ideologia nazista Schlageter, che venne rappresentato per la prima volta in occasione del quarantaquattresimo compleanno di Hitler (cui l'opera è dedicata), il 20 aprile 1933, per celebrare la sua vittoria. L'opera fu replicata oltre mille volte e premiata da Hitler con 50.000 Reichsmark. Il dramma tratta del combattente irregolare tedesco Albert Leo Schlageter, catturato dai francesi durante l'occupazione della Ruhr del 1923 e condannato a morte dalla corte marziale per aver attentato ai loro trasporti militari. Johst proclamò Schlageter «primo soldato del terzo Reich». La frase: "Quando sento la parola cultura, la mano mi corre alla pistola!", spesso attribuita a Hermann Göring[3] (ma anche a Joseph Goebbels o a Heinrich Himmler), deriva in realtà da questo dramma, benché nello stesso sia leggermente diversa:
(DE)
«Wenn ich Kultur höre ... entsichere ich meinen Browning»
(IT)
«Ogni volta che sento [dire la parola] cultura... tolgo la sicura alla mia Browning»
Briefe und Gedichte von einer Reise durch Italien und durch die Wüste (Lettere e poesie da un viaggio attraverso l'Italia e attraverso il deserto), 1926;
Die Straße. Gedichte und Gesänge (La strada. Poesie e canti), 1941;
Im Tal der Sterne. Liebeslieder. Mutterlieder (Nella valle delle stelle. Canzoni d'amore. Canzoni della madre), 1943.
(DE) Ernst Klee, Das Kulturlexikon zum Dritten Reich, Francoforte, Fischer, 2007.
(DE) Christian Adam, Lesen unter Hitler. Autoren, Bestseller, Leser im Dritten Reich, Berlino, Galiani, 2010.
(DE) Siegfried Casper, Hanns Johst, Monaco di Baviera, Langen/Müller, 1940.
(DE) Rolf Düsterberg, Hanns Johst: Der Barde der SS. Karrieren eines deutschen Dichters, Paderborn, Schöningh-Verlag, 2004.
(DE) Curt Hotzel, Hanns Johst. Der Weg des Dichters zum Volk, Berlino, Frundsberg, 1933.
(DE) Rolf Düsterberg, Hanns Johst – der Literaturfunktionär und Saga-Dichter, in Dichter für das »Dritte Reich«. Biografische Studien zum Verhältnis von Literatur und Ideologie, Bielefeld, Aisthesis Verlag, 2009.
(DE) Elisabeth Kleemann, Zwischen symbolischer Rebellion und politischer Revolution. Studien zur deutschen Boheme zwischen Kaiserreich und Weimarer Republik – Else Lasker-Schüler, Franziska Gräfin Reventlow, Frank Wedekind, Ludwig Derleth, Arthur Moeller van den Bruck, Hanns Johst, Erich Mühsam, Francoforte sul Meno, Peter Lang, 1985.
(DE) Helmut F. Pfanner, Hanns Johst. Vom Expressionismus zum Nationalsozialismus, L'Aia, Mouton, 1970.
(DE) Eberhard Rohse, Hanns Johst 1890–1978, in Deutsche Schriftsteller im Porträt 6: Expressionismus und Weimarer Republik, Monaco di Baviera, Verlag C.H. Beck, 1984, pp. 86–87.
(DE) Esther Roßmeißl, Märtyrerstilisierung in der Literatur des Dritten Reiches, Taunusstein, Driesen, 2000.
(DE) Klaus Mann, Karikierte Johst 1936 in seinem Roman Mephisto in der Rolle des Cäsar von Muck, in Der Spiegel, n. 1, Amburgo, Spiegel-Verlag Rudolf Augstein GmbH & Co. KG, 1957.
(DE) Rolf Düsterberg, „Mein Reichsführer, lieber Heini Himmler!“, in Die Zeit, n. 12, Amburgo, Zeit-Verlag Gerd Bucerius GmbH & Co. KG, 2004.
Uwe Wittstock, Febbraio 1933. L'inverno della letteratura, Venezia, Marsilio, 2023