Leoluca Orlando | |
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Sindaco di Palermo | |
Durata mandato | 16 luglio 1985 – 14 agosto 1990[1] |
Predecessore | Gianfranco Vitocolonna (commissario straordinario) |
Successore | Domenico Lo Vasco |
Durata mandato | 3 dicembre 1993 – 18 dicembre 2000[2] |
Predecessore | Vittorio Piraneo (commissario straordinario) |
Successore | Guglielmo Serio (commissario straordinario) |
Durata mandato | 22 maggio 2012 – 20 giugno 2022 |
Predecessore | Luisa Latella (commissario straordinario) |
Successore | Roberto Lagalla |
Sindaco metropolitano di Palermo | |
Durata mandato | 7 giugno 2016 – 18 ottobre 2017[3][4] |
Predecessore | carica istituita |
Successore | Girolamo Di Fazio (commissario straordinario) |
Durata mandato | 26 novembre 2017[5] – 20 giugno 2022 |
Predecessore | Girolamo Di Fazio (commissario straordinario) |
Successore | Roberto Lagalla |
Portavoce dell'Italia dei Valori | |
Durata mandato | 3 luglio 2006 – 30 giugno 2013 |
Predecessore | Nello Formisano |
Successore | nessuno |
Presidente de La Rete | |
Durata mandato | 24 novembre 1991 – 27 febbraio 1999 |
Predecessore | fondazione partito |
Successore | dissoluzione partito |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 23 aprile 1992 – 14 dicembre 1993 |
Durata mandato | 28 aprile 2006 – 10 luglio 2012 |
Legislatura | XI, XV, XVI |
Gruppo parlamentare | XI: La Rete XV-XVI: Italia dei Valori |
Coalizione | XV: L'Unione XVI: PD-IdV |
Circoscrizione | XI: Circoscrizione XXIX XV: Sicilia 1 XVI: Lazio 1 |
Incarichi parlamentari | |
Presidente della Commissione parlamentare per gli affari regionali; Componente della III Commissione (Affari esteri e comunitari). | |
Sito istituzionale | |
Europarlamentare | |
In carica | |
Inizio mandato | 16 luglio 2024 |
Durata mandato | 19 luglio 1994 – 19 luglio 1999 |
Legislatura | IV, X |
Gruppo parlamentare | IV: Gruppo Verde X: Verdi/ALE |
Circoscrizione | Italia insulare |
Incarichi parlamentari | |
IV: Vicepresidente della Commissione per l'ingresso di Malta nell'Unione Europea Componente supplente della Commissione per la sicurezza e il disarmo Componente della Commissione Europea Libertà Pubbliche e per gli Affari Interni Componente della Commissione per le Politiche regionali. | |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Indipendente vicino ad AVS (dal 2024) In precedenza: DC (1978-1991) La Rete (1991-1999) I Dem (1999-2002) DL (2002-2005) IdV (2005-2013) Movimento 139 (2013-2018) PD (2018-2024) |
Titolo di studio | Laurea in giurisprudenza |
Università | Università degli Studi di Palermo Università Ruprecht Karl di Heidelberg |
Professione | Avvocato, docente universitario |
Leoluca Orlando Cascio (Palermo, 1º agosto 1947) è un politico italiano.
È meglio conosciuto per la sua forte opposizione a cosa nostra durante il suo primo periodo da sindaco di Palermo, che va dalla seconda metà degli anni 1980 fino al 1990 e che è stato pubblicamente indicato, dai media, come la "Primavera di Palermo".
È stato eletto per la prima volta primo cittadino del capoluogo siciliano nel 1985, dal consiglio comunale, restando in carica fino al 1990. Nel 1993, primo anno delle elezioni dirette dei sindaci in Italia e nella storia del comune, è tornato nelle vesti di sindaco della città ed è stato poi rieletto quattro anni dopo, fino al 2000, quando si dimise in dicembre in vista delle elezioni regionali in Sicilia del giugno dell'annata seguente. Nuovamente a capo dell'amministrazione di Palermo per altri due mandati consecutivi, dal 2012 al 2022, per un totale di circa 22 anni che ne fanno, ad oggi, il primo cittadino più presente e duraturo dall'esistenza di tale carica, dal 7 giugno 2016 e sempre fino al 2022 ha ricoperto anche il ruolo di sindaco metropolitano della città metropolitana di Palermo.
È stato parlamentare regionale e nazionale, quindi europarlamentare. Fondatore del partito politico di La Rete, è stato inoltre coordinatore nazionale dell'Italia dei Valori.
Dal 2002 è presidente della Federazione Italiana di American Football.
Figlio dell'avvocato Salvatore Orlando Cascio (1908-2002) e di Eleonora Cammarata, è il terzo di otto figli.[6] Nel 1965 ha conseguito il diploma di maturità classica presso l'Istituto Gonzaga (dove fu compagno del futuro Ministro Enrico La Loggia, del futuro Presidente della Provincia di Palermo Francesco Musotto e del futuro Presidente della Regione Siciliana Giuseppe Provenzano). Nel 1969 si è laureato con lode in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo.[7] Ha compiuto studi all'Università Ruprecht Karl di Heidelberg (in Germania) e in Inghilterra. Avvocato, tra la fine degli anni '70 e gli anni '80 è stato docente di diritto pubblico regionale all'Università di Palermo.
Inizia il suo percorso politico nella Democrazia Cristiana ed è chiamato nel 1978 come Consigliere giuridico del presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella, fino al 6 gennaio 1980. Dopo l'uccisione di quest'ultimo da parte della mafia in quello stesso giorno, decide di candidarsi al Consiglio comunale di Palermo, dove in giugno viene eletto nelle file della Democrazia Cristiana. Nel 1984 è assessore comunale al decentramento nella giunta guidata da Giuseppe Insalaco.
Nelle elezioni amministrative del 1985 verrà rieletto consigliere comunale e, in seguito, sarà eletto, dal consiglio comunale, sindaco di Palermo. All'età di quasi 38 anni è il terzo più giovane primo cittadino del capoluogo siciliano. Dal 1985 al 1987 è a capo di un pentapartito (DC, PSI, PRI, PLI, PSDI); entrata in crisi quella maggioranza, dal 1987 al 1990 è a capo di una giunta di grande coalizione, il cosiddetto "esacolore"[8], formata da DC, Sinistra indipendente, Verdi, Socialdemocratici e dalla lista civica cattolica di «Città per l'Uomo», successivamente estesa, il 15 aprile 1989, anche al Partito Comunista Italiano,[9] che entrò, per la prima volta nella sua storia, nel governo della città. Per questo con i vertici DC, in particolare con la corrente andreottiana, entrò in conflitto.[10]
Orlando lasciò così all'opposizione il Partito Socialista, i liberali e i repubblicani, cercando di emarginare, dalla gestione del potere, le correnti più conservatrici della DC legate a Salvo Lima e Vito Ciancimino: una scelta che non mancò di creare ripercussioni su un piano nazionale, alimentando lo scontro tra Orlando da una parte, Giulio Andreotti e Bettino Craxi dall'altra. L'ingresso del PCI accese poi lo scontro tra Orlando e il proprio partito, in particolare con la destra andreottiana,[11] che lo costrinse, il 24 gennaio 1990, a dimettersi da sindaco,[12] rimanendo dimissionario fino al successivo mese di maggio.[13]
Il periodo della sua amministrazione, pur fra scelte molto controverse, viene da molti ricordato come la "primavera di Palermo", sia per la notevole attività di promozione e recupero dell'immagine della città in Italia e nel mondo, mortificata dalla lunga sequela di omicidi e crimini mafiosi che culmineranno con le bombe del 1992-1993, sia per la promozione di una cultura della legalità anche in ambito culturale ed educativo.[14][15]
Nel 1989, in occasione delle elezioni per il Parlamento Europeo, Orlando rifiuta di candidarsi nella stessa lista con Salvo Lima[16].
Rieletto consigliere comunale nel 1990 con oltre 70000 voti di preferenza, portando la DC ad ottenere la maggioranza assoluta dei seggi (42), viene considerato il naturale sindaco, ma non ottiene l'appoggio di una parte del suo partito e non riesce a formare una maggioranza di consiglieri per l'opposizione dei "Verdi", dovendo quindi rinunciare alla possibilità di guidare una nuova Giunta comunale. Pertanto, i vertici democristiani eleggeranno come nuovo sindaco di Palermo Domenico Lo Vasco,[13] un doroteo ritenuto vicino alla corrente di Antonio Gava, che otterrà anche i voti della corrente di sinistra demitiana.
Nel 1991, lascia quindi la DC, promuovendo la nascita di un movimento, La Rete. Obiettivo principale del nuovo movimento era quello di riportare la questione morale nella politica italiana, grazie alla "trasversalità", ossia alla partecipazione di tutte le forze positive presenti nei vari partiti, con un gruppo dirigente che comprendeva politici di differente estrazione politica e culturale, all'interno del recinto del centrosinistra.[17] I cinque firmatari del manifesto costitutivo furono Leoluca Orlando, Carmine Mancuso, Nando dalla Chiesa, Diego Novelli e Alfredo Galasso, con componenti del comitato promotore Claudio Fava, Laura Rozza Giuntella, Letizia Battaglia, Angelo Tartaglia, Vincenzo Passerini, Rino Piscitello, Carmelo Partescano.
Dello stesso anno è lo scontro con Giovanni Falcone, a seguito dell'incriminazione per calunnia del pentito Pellegriti, il quale rivolgeva accuse al parlamentare europeo Salvo Lima. La polemica proseguì quando Orlando accusò Falcone di tenere nascoste nei cassetti le carte sugli omicidi eccellenti di mafia e le prove delle collusioni di politici con cosa nostra.[18]
Durante la tornata elettorale per l'elezione dell'Assemblea Regionale Siciliana, svoltesi il 16 giugno 1991, venne eletto deputato regionale, sia nel collegio di Palermo che di Catania per "La Rete", carica da cui si dimise l'11 dicembre dello stesso anno[19].
Nelle successive elezioni politiche dell'aprile 1992, venne eletto deputato alla Camera dei deputati, nei collegi di Palermo[20], Verona e Roma, oltre che eletto al Senato della Repubblica nel collegio della Sicilia Occidentale, col movimento da lui guidato che ottiene l'1,86% dei voti, eleggendo 12 deputati e 3 senatori. Si dimise il 14 dicembre 1993, per incompatibilità con la carica di sindaco.
Infatti, nel novembre 1993, alle prime elezioni dirette, ritorna sindaco di Palermo con oltre il 75% dei voti, sostenuto da una coalizione comprendente La Rete, Ricostruire Palermo, Nuovo Modo, Cattolici Democratici per Palermo e PRC, superando Elda Pucci, sostenuta da quel che restava della DC e dai civici del Forum.
Va segnalato inoltre l'ottimo risultato a livello nazionale ottenuto da La Rete, che, unita in coalizioni di sinistra o centro-sinistra, riesce ad arrivare al ballottaggio in diverse città del paese come Torino, Milano, Lecco, Catania, Caltanissetta e Taranto e riuscendo a vincere in coalizione a Venezia (dove sostiene l'indipendente Massimo Cacciari), Genova (appoggiando il candidato del PDS Adriano Sansa), Macerata (dove appoggia l'indipendente Gian Mario Maulo), Pescara (sostenendo il candidato PDS Mario Collevecchio) e Napoli (confluendo nella coalizione a sostegno di Antonio Bassolino). La nuova amministrazione di Orlando avvia subito una serie di riforme per allontanare gli interessi economici delle cosche mafiose dal Comune di Palermo, continuando il processo di dismissione dell'affidamento degli appalti comunali a società sospettate di appartenere alle famiglie mafiose.
Viene confermato alla carica di primo cittadino alle elezioni del 1997, sostenuto dall'intero centro sinistra e battendo Gianfranco Miccichè con il 58.6% delle preferenze.[21] Noto fu il suo impegno contro la pena di morte, concedendo la cittadinanza onoraria a diversi condannati statunitensi.
Dal 1994 al 1999 è anche deputato al Parlamento europeo, dove è vicepresidente della Commissione per l'ingresso di Malta nell'Unione Europea e membro supplente della Commissione per la sicurezza e il disarmo: iscritto al Gruppo dei Verdi, si impegna per un maggior ruolo del Mediterraneo nell'UE. È stato inoltre confermato membro della Commissione Europea Libertà Pubbliche e per gli Affari Interni ed è stato chiamato a far parte della Commissione per le Politiche Regionali.
Porterà La Rete a sciogliersi e a confluire nei Democratici di Romano Prodi che, a loro volta, nel 2002 confluiranno ne La Margherita.
La sera del 16 dicembre 2000, durante un evento ai Cantieri Culturali alla Zisa e a quasi un anno dalla scadenza naturale del suo secondo mandato consecutivo, fino a quel momento terzo complessivo, comunica la decisione di dimettersi da sindaco di Palermo, poi ufficializzata la mattina di due giorni più tardi, per concorrere, come candidato del centro-sinistra, alla presidenza della Regione Siciliana, in vista delle elezioni regionali in Sicilia del 2001, dove viene sconfitto (col 36,6% contro il 59,1%) da Salvatore Cuffaro. Dieci anni dopo Totò Cuffaro, nel 2011, verrà condannato a 7 anni di reclusione, che ha scontato in carcere, per favoreggiamento a cosa nostra, per fatti avvenuti anche durante la campagna elettorale del 2001 contro Leoluca Orlando.[22] In quelle elezioni comunque, in virtù del meccanismo elettorale, Orlando diviene ancora deputato all'Assemblea Regionale Siciliana, dal 2001 al 2006, dove aderisce al gruppo Sicilia 2010. All'ARS è componente della commissione Statuto e Riforme istituzionali[19].
In occasione delle elezioni primarie de L'Unione, nel 2005, per designare il candidato presidente della Regione per le regionali del 2006, si schiera a sostegno di Rita Borsellino, scontrandosi con le posizioni ufficiali della Margherita a sostegno di Ferdinando Latteri. Espulso da Rutelli dal partito, si avvicina all'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro.
Dal 2006 è portavoce nazionale di Italia dei Valori, partito in cui nell'aprile 2006 è eletto deputato alla Camera. A Montecitorio è presidente della Commissione parlamentare per le questioni regionali, fino al termine della legislatura nel 2008.
Nel maggio del 2006 annuncia l'intenzione di candidarsi alle primarie de L'Unione per la scelta del candidato sindaco di Palermo. Le consultazioni, svoltesi il 4 febbraio del 2007, vedono prevalere Orlando col 71,95% dei voti, a fronte del 20,13% di Alessandra Siragusa (PDS) e del 7,92% di Giusto Catania (PRC). Concorre così alle elezioni amministrative del 2007, ma viene sconfitto dal sindaco uscente di centro-destra Diego Cammarata, con circa 20 000 voti di scarto (Cammarata 53,6%, Orlando 45,2%); tuttavia, Orlando denuncerà la commissione di gravi brogli elettorali[23]. Solo nel novembre del 2014 il TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) della Sicilia confermerà delle illegittimità in quelle elezioni che andavano rifatte. Nonostante questo, il TAR dichiarò chiuso il procedimento, in quanto la consiliatura era terminata nel 2012 e in quanto quelle irregolarità non avevano inficiato sull'esito delle elezioni.[24]
Con IDV si ripresenta alle elezioni politiche del 2008, ma in coalizione con il Partito Democratico. Viene eletto deputato nelle due circoscrizioni della Sicilia, ma opta per il seggio nella prima circoscrizione del Lazio, per favorire l'ingresso di altri candidati in Parlamento. Il suo nome viene proposto per la presidenza della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi (meglio nota come "Commissione di vigilanza RAI"), che per prassi viene assegnata all'opposizione. Viene eletto presidente della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Su Orlando esiste l'accordo di PD, IdV e UdC, ma la candidatura viene fortemente osteggiata dalla maggioranza PdL-Lega Nord che fa mancare il numero legale per 40 votazioni e poi vota autonomamente per un esponente del PD, quindi un nome diverso dall'indicazione fornita dalle opposizioni parlamentari, Riccardo Villari. Il 18 novembre 2008, per protesta nei confronti della maggioranza e del premier Berlusconi, accusato di essere un "corruttore politico"[25], Orlando - insieme al collega di partito Pancho Pardi - si dimette dalla Commissione di Vigilanza. Dal 2008 al 2012 è stato presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari e i disavanzi sanitari regionali.
Il 21 marzo 2011, pur rimanendo nell'IdV, fonda La Rete 2018[26].
Dopo aver sostenuto Rita Borsellino alle elezioni primarie del centrosinistra per il candidato a sindaco di Palermo, il 23 marzo 2012 annuncia la sua ricandidatura alla carica di sindaco di Palermo, affermando che le primarie sono state macchiate da brogli e inquinamenti politici, sostenuto dall'IdV, dalla Federazione della Sinistra e dai Verdi in contrapposizione al vincitore delle primarie Fabrizio Ferrandelli, ex IdV, sostenuto da PD e SEL[27]. Per presunti brogli durante le primarie, la Procura della Repubblica di Palermo ha avviato una indagine a carico di alcuni rappresentanti di Ferrandelli.[28] Alle successive elezioni amministrative, proprio Leoluca Orlando (con il 47,42%) e Fabrizio Ferrandelli (con il 17,34%) approdano al ballottaggio, dove il 21 maggio 2012 Orlando viene eletto, per la quarta volta e con il 72,43% delle preferenze, sindaco di Palermo.
Nel luglio 2012, dopo aver prestato giuramento come Sindaco di Palermo, entrando nel pieno delle sue funzioni, formalizza le dimissioni da parlamentare[29]. Il 10 gennaio 2013 come presidente de La Rete 2018 è tra i fondatori di Rivoluzione Civile. Il 15 giugno 2013 esce con altri dall'IdV e fonda a Roma il Movimento 139 (MOV 139), dove il numero allude agli articoli della Costituzione italiana[30]. Nel 2014 Orlando sembra intenzionato a far confluire il MOV 139 nel PD[31] ma l'adesione dello stesso Orlando al Partito Democratico avverrà soltanto a gennaio del 2018.[32]
Con l'approvazione delle nuove norme regionali sulle città metropolitane, in quanto sindaco del comune capoluogo il 7 giugno 2016 assume anche la carica di sindaco metropolitano di Palermo[33].
Durante questo mandato la giunta comunale guidata da Orlando ha proceduto, con l'obiettivo di ridurre traffico e inquinamento nel centro città nonché di favorire il trasporto pubblico e la mobilità sostenibile, alla pedonalizzazione del centro storico della città[34]. Con gli stessi obiettivi viene inaugurata la nuova rete tranviaria di Palermo (i cui lavori erano stati iniziati nel 2007 dalla precedente giunta) e sviluppati il bike sharing[35] e il car sharing.[36] Il 3 luglio 2015 l'itinerario Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale è stato inserito dall'UNESCO nella Lista dei patrimoni dell'umanità.[37] Nel 2016 la giunta riesce ad intercettare nuovi finanziamenti, sia nazionali che europei, per interventi strutturali per la città firmando con il Presidente del Consiglio Matteo Renzi il cosiddetto "Patto per Palermo".[38][39][40]
Si ricandida a sindaco anche alle elezioni comunali dell'11 giugno 2017, vincendole al primo turno raccogliendo 125 913 voti pari al 46,28% alla guida di una coalizione formata dalle liste civiche Movimento 139, Palermo 2022, Democratici e Popolari (Partito Democratico e Alternativa Popolare), Uniti per Palermo, Sinistra in Comune (SI - PRC), Alleanza per Palermo e Mosaico Palermo.
Il 10 ottobre 2017 decade da sindaco della città metropolitana di Palermo a seguito del provvedimento di revoca firmato dal presidente della Regione Crocetta, in recepimento della legge votata dall'ARS che prevede l'elezione diretta dei sindaci metropolitani; a seguito di questa decisione presenta ricorso al TAR.[3][41] Il 26 novembre il TAR sospende il decreto regionale: di conseguenza, Orlando diviene nuovamente sindaco metropolitano. La sospensione del provvedimento è poi confermata dal Consiglio di Giustizia Amministrativa.[42]
Nel gennaio del 2018, Orlando ha annunciato la propria adesione al Partito Democratico.[32]
Nel 2020 e nel 2021, secondo la classifica annuale stilata dal quotidiano "Il Sole 24 Ore" sul gradimento dei sindaci principali città italiane e dei Governatori delle Regioni, Leoluca Orlando è risultato il peggiore sindaco d'Italia per quanto riguarda il gradimento dei propri concittadini. Nel 2020, è risultato ultimo (102° su 102 posti)[43] e nel 2021 terzultimo (102° su 105 posti). Alcuni componenti dell'opposizione hanno firmato una mozione di sfiducia contro di lui, che tuttavia non ha raccolto il numero minimo di firme per essere discussa dal Consiglio comunale, mentre in sua difesa è intervenuto l'Assessore Giusto Catania, del partito di Sinistra Comune, che ha dato la colpa della cattiva performance di Orlando alle criticità finanziarie registrate da tutte le grandi città italiane.[44]
Nel luglio 2021 aderisce nuovamente al PD[45], nonostante il gruppo consiliare nell'ultimo rimpasto sia voluto restare fuori dalla sua giunta[46].
Lascia il mandato di sindaco il 20 giugno 2022 al candidato eletto del centrodestra Roberto Lagalla.
Nel aprile del 2024, lascia il Partito Democratico[47] e, in occasione delle elezioni europee, viene candidato da Alleanza Verdi e Sinistra come capolista nella circoscrizione insulare.[48][49] Raccoglie circa 18.800 preferenze piazzandosi terzo ma risulta eletto dato che Ilaria Salis e Mimmo Lucano optano per altre circoscrizioni;[50] si iscrive al gruppo dei Greens insieme agli altri tre colleghi di Europa Verde.[51]
Nel corso delle ultime due sindacature di Leoluca Orlando, la città ha ricevuto una serie di riconoscimenti, dovuti in particolare ad una rinnovata visibilità internazionale.
In particolare spiccano:
Nel 2015, ha organizzato a Palermo un incontro internazionale intitolato "Io sono persona. Dalla migrazione come sofferenza alla mobilità come diritto", cui hanno preso parte giuristi, amministratori pubblici e rappresentanti di Organizzazioni non governative. Dall'incontro è scaturita la "Carta di Palermo", un documento che pone al centro del dibattito politico il tema della mobilità umana internazionale quale diritto umano inalienabile.[55]
A settembre del 2016 è stato fra i fondatori del "Global Parliament of Mayors", organizzazione non governativa con sede nei Paesi Bassi, di cui fanno parte oltre 50 città di tutti i continenti. Obiettivo del GPM è quello di rafforzare il ruolo delle città e della governance locale in ambito internazionale e nelle relazioni con i governi nazionali, le istituzioni internazionali e gli stake-holders della società civile e dell'impresa. Leoluca Orlando è componente, fin dall'atto di fondazione dell'organizzazione, del Comitato Esecutivo.[56]
Dopo la pubblicazione dell'articolo I professionisti dell'antimafia ("Corriere della Sera", 10 gennaio 1987[57]), che definiva il Giudice Paolo Borsellino un "professionista dell'antimafia in magistratura" e Orlando un "professionista dell'antimafia nel mondo della politica", lo stesso Orlando, insieme con Nando dalla Chiesa ed altri, entrò in polemica con Leonardo Sciascia. Anni dopo Leoluca Orlando avrebbe affermato che Sciascia "diceva cose giuste ma fu strumentalizzato". Nel 2019 il Comune di Palermo, su iniziativa di Orlando, intitolò a Sciascia la Biblioteca centrale comunale e nel 2020, in occasione del centenario della nascita dello scrittore, Orlando lo definì "un maestro ed uomo di libertà".[58]
Leoluca Orlando attaccò duramente Giovanni Falcone accusandolo di aver "tenuto chiusi nei cassetti" una serie di documenti riguardanti i delitti eccellenti di mafia[18]. Le accuse furono indirizzate anche al giudice Roberto Scarpinato e al procuratore Pietro Giammanco, ritenuto vicino ad Andreotti. Falcone dissentì sostanzialmente dalle conclusioni di Orlando sulle responsabilità politiche in merito alle azioni della cupola mafiosa (il cosiddetto "terzo livello"), sostenendo come sempre la necessità di prove certe e bollando simili affermazioni come "cinismo politico". Rivolto direttamente ad Orlando, Falcone disse: "Se il sindaco di Palermo sa qualcosa, faccia nomi e cognomi, citi i fatti, si assuma le responsabilità di quel che ha detto. Altrimenti taccia: non è lecito parlare in assenza degli interessati"[59]. Sulla vicenda sarebbe poi intervenuto Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, affermando: "allora Leoluca Orlando ha fatto ciò che deve fare un politico e cioè stimolare un'istituzione a fare il suo lavoro, a portare avanti certe indagini. Falcone d'altra parte, le cose che teneva nel cassetto le doveva tenere nel cassetto, non poteva fare altro. Falcone non imbastiva processi fin quando non aveva le prove. Faceva le cose nel momento in cui andavano fatte. Ritengo che Orlando abbia fatto ciò che debba fare un politico e cioè fare da pungolo... Su questo a me basta il giudizio di mio fratello Paolo, nell'ultimo incontro pubblico fatto a Palermo, quando definì Leoluca Orlando "un mio amico" e mio fratello non avrebbe sicuramente usato quell'appellativo se avesse ritenuto che Orlando non lo avesse meritato."
In alcune occasioni fra il 1995 e il 2005 è stato coinvolto in indagini giudiziarie legate a provvedimenti amministrativi assunti nei diversi periodi del suo mandato come sindaco. Da tali indagini è sempre stato assolto con proscioglimento pieno[60][61][62].
Nel 2005 è stato condannato per diffamazione aggravata nei confronti dei consiglieri comunali di Sciacca che nel 1999 avevano sfiduciato il sindaco della città, Ignazio Messina, perché durante un comizio li aveva accusati di essere collusi con la mafia[63][64].
Dopo aver organizzato, da sindaco di Palermo, i campionati mondiali di football americano del 1999 al velodromo Paolo Borsellino, nel 2002 è stato fra i fondatori della Federazione Italiana di American Football (FIDAF), di cui è Presidente.
Ha ricevuto varie onorificenze e riconoscimenti:
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