Alexandre Marius Jacob, noto come Marius Jacob (Marsiglia, 29 settembre 1879 – Reuilly, 28 agosto 1954), è stato un anarchico francese. Attraverso il furto ai danni di ricchi borghesi, si adoperava per finanziare il movimento anarchico francese. È ritenuto una delle fonti di ispirazione per il personaggio romanzesco di Arsenio Lupin, il ladro inafferrabile di Maurice Leblanc, anche se lo stesso Leblanc lo ha sempre negato.
Nato a Marsiglia, a undici anni s'imbarcò come mozzo su varie navi, compresa una baleniera che, al largo dell'Australia, si rivelò essere una nave pirata. A sedici anni tornò a casa, malato, in compagnia di un giovane anarchico e dei libri che questi portava.
Fu un artista del furto, inventore di nuove tecniche che ebbero poi numerosi imitatori. Rimangono insuperati l'abilità nel travestimento spesso da prete, lo studio scientifico e le esercitazioni pratiche su ogni tipo di cassaforte, l'uso di un rospo come "palo": aveva osservato che queste bestiole cessano di gracidare quando si avvicina qualcuno. Questa genialità diveniva spettacolare quando, rocambolescamente, riusciva ad evadere dal carcere.
In soli tre anni, dal 1900 al 1903, con la sua banda i lavoratori della notte realizzò oltre centocinquanta "recuperi" ai danni di finanzieri, prelati e magistrati. Inizialmente vicino all'illegalismo, come la banda Bonnot, ideologicamente poi se ne differenziò avvicinandosi a una visione anarco-individualista dell'esproprio proletario, non fine a sé stesso (nel 1948 scrisse: "Non credo che l'illegalità possa liberare l'individuo nella società odierna... Fondamentalmente, l'illegalità, considerata come un atto di rivolta, è più una questione di temperamento che di dottrina").[1].
Arrestato con tutta la banda nel 1903, trasformò la propria difesa in un comizio: "una parte del mondo vive nel freddo, nella fame, nel dolore. Io ho voluto vendicarla".
«Il furto è la restituzione, la ripresa di possesso. Piuttosto di essere chiuso in un'officina come in una prigione, piuttosto di mendicare ciò a cui avevo diritto, ho preferito insorgere e combattere faccia a faccia i miei nemici, facendo la guerra ai ricchi e attaccando i loro beni. Comprendo che avreste preferito che fossi sottomesso alle vostre leggi, che operaio docile avessi creato ricchezze in cambio di un salario miserabile. E che, il corpo sfruttato e il cervello abbrutito, mi fossi lasciato crepare all'angolo di una strada. In quel caso non mi avreste chiamato "bandito cinico" ma "onesto operaio". Adulandomi mi avreste dato la medaglia al lavoro. I preti promettono un paradiso ai loro fedeli, voi siete meno astratti, promettete loro un pezzo di carta.»
Condannato all'ergastolo (1905) per l'omicidio di un poliziotto durante una fuga dopo un furto, dopo vari tentativi d'evasione fu spedito al penitenziario della Caienna, nella Guyana francese, e dislocato infine alle Îles du Salut.
Ricevette prima una commutazione, poi la grazia il 31 dicembre 1927 in seguito a una campagna politica contro le condizioni pessime dei bagni penali e ripetute richieste e lettere della madre al ministero della giustizia; alla fine del 1928 ritorna infine in Francia. La compagna storica, Rose, è morta mentre lui era in detenzione. Jacob si rifece comunque una vita in Francia (partecipò anche alla propaganda anarchica, si dedicò alla scrittura e si recò in Spagna allo scoppio della guerra civile spagnola), sposò la nuova compagna, Paulette, e a 75 anni troncò volontariamente la sua esistenza, uccidendosi con un'iniezione letale di morfina, durante una festa a casa sua nel 1954. Alcuni anni prima erano morte l'amata madre Marie, e poi la moglie (1947). Prima di iniettarsi la dose fatale, fece la stessa cosa al suo vecchio e amato cane Negro. Lasciò una lettera in cui scrisse:
«Ho vissuto un'esperienza piena di avventure e sventure, mi considero soddisfatto del mio destino. Dunque, voglio andarmene senza disperazione, con il sorriso sulle labbra e la pace nel cuore. Voi siete troppo giovani per apprezzare il piacere di andarsene in buona salute, facendo un ultimo sberleffo a tutti gli acciacchi e le malattie che arrivano con la vecchiaia. Ho vissuto. Adesso posso morire. P.S. Vi lascio qui due litri di vino rosato. Brindate alla vostra salute.»
Fu sepolto nel cimitero locale. La sua casa è oggi un museo, e un vicolo vicino gli è stato intitolato nel 2004.[2][3]
Alle sue imprese si ispirò lo scrittore francese Maurice Leblanc per ideare Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo, protagonista di una fortunata serie di romanzi polizieschi e telefilm. Jacob ebbe tutta l'ammirazione di un altro bandito anarchico, Jules Bonnot, il quale ebbe modo di parlare del suo eroe, nascondendo probabilmente l'ammirazione, con sir Arthur Conan Doyle, autore di Sherlock Holmes, perché per un certo periodo fu il suo autista personale.
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