Adrian Maniu (Bucarest, 6 febbraio 1891 – Bucarest, 20 aprile 1968) è stato un poeta e drammaturgo rumeno.
Adrian Maniu, figlio dell'avvocato e professore di diritto commerciale all'Università di Bucarest, Grigore Maniu, e di Maria Calinescu, discendente di un'antica famiglia di boiardi di Oltenia; nipote di Vasile Maniu, sovrano della Transilvania, coltivò nell'ambiente familiare l'amore per la musica, le belle arti, la poesia;[1]sua sorella Rodica Maniu e suo cognato Samuel Mutzner furono pittori.[2]
La sua carriera di studi culminò con la frequentazione, dal 1910 al 1913, della facoltà di giurisprudenza di Bucarest, dove si laureò nel 1913.[2]
Collaborò con la rivista Gândirea,[3] al fianco di Lucian Blaga, Cezar Petrescu, Nichifor Crainic e partecipò al cenacolo dello scrittore, drammaturgo e critico letterario Alexandru Macedonski.[2]
Negli stessi anni collaborò con le riviste Insula (1911), Simbolul (1911), Seara (1913-1914), Noua revista română (1914).[2]
Ha debuttato come poeta simbolista con il volume di prosa lirica e fantastica Figurile de ceară (1912),[2]influenzato dallo stile di Charles Baudelaire,[1][3] anche se rapidamente si avvicinò all'avanguardia modernista, che si oppose all'introduzione di modelli stranieri nella letteratura rumena ed alla lirica tradizionalista,[4] ed infine tese verso l'esaltazione dei valori autoctoni, con un'ispirazione misticheggiante ed uno stile estroso e raffinato, che lo distinsero dagli altri tradizionalisti.[4][3]
Volontario nella guerre balcaniche (1913), l'anno seguente viaggiò in Francia e nel 1918 compose la sua raccolta Fata din dafin, oltre a collaborare con le riviste Chemarea, Acts, Socialism, Hiena.[1]
Nel 1919 pubblicò la prosa lirica e fantastica Din paliarul cu otrava e si trasferì a Cluj-Napoca, lavorando in banca e dirigendo il giornale Vointa ed elaborò un ciclo di poesie sulla guerra inserite in Lângă pământ (1924).[1]
Negli anni venti si dedicò al teatro con adattamenti e opere originali, quali Mesterul (1922), Rodia de aur (1923), Dinu Paturica (1924), Tinerete fara batranete (1925), Lupii de aramă (1929),[1] e altri drammi e commedie in collaborazione con A. O. Teodoreanu e I. Pillat.[3]
Proseguì la sua attività poetica con la pubblicazione di Drumul spre stele (1930), Cartea țării (1934), Cântece de dragoste si moarte (1935), riuniti successivamente nell'edizione antologica definitiva di Versuri (1938).[1][3]
Dopo il 1946, si impegnò nella traduzione di ballate popolari russe e di opere di Aleksandr Sergeevič Puškin.[1]
Nel 1948, il regime comunista lo privò dell'appartenenza all'Accademia e solamente nel 1965, fu in grado di pubblicare altri due libri, Cântece tăcute e Versuri în proză.[5]
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