Jacques Sternberg (Anversa, 17 aprile 1923 – Parigi, 11 ottobre 2006) è stato uno scrittore belga di lingua francese, autore di romanzi e novelle di genere fantastico e fantascientifico.
Il padre di Jacques Sternberg era un gioielliere belga di origine ebraica polacca, morto nel campo di concentramento di Majdenek. Jacques cominciò a scrivere nel 1941, a 19 anni. Nel 1942, per sfuggire alla deportazione, si rifugiò in Spagna. Arrestato a Barcellona, fu inviato in Francia e passò tre mesi nei campi di prigionia di Rivesaltes e Gurs prima di riuscire a evadere. Questi eventi saranno raccontati nel suo primo romanzo, La boîte à guenilles (1945), pubblicato con lo pseudonimo "Jacques Bert". Nel 1946 si sposò ed ebbe un figlio, Jean-Pol, che sarebbe diventato anch'egli uno scrittore con lo pseudonimo Lionel Marek. Lavorò come imballatore[1] e si stabilì a Parigi, dove nel 1953 pubblicò la prima raccolta di racconti, La géometrie dans l'impossibile.
Nel 1962 partecipò con Alejandro Jodorowski, Roland Topor e Fernando Arrabal alla fondazione del Movimento Panico. In seguito si dedicò quasi esclusivamente alla scrittura di racconti e novelle e alla cura della collana di antologie Planète. A proposito della novella, Sternberg scrisse:
«Scrivere un romanzo di più di 250 pagine è alla portata di qualsiasi scrittore più o meno dotato. [...] Ma scrivere 270 racconti, generalmente brevi, è un'altra storia. Non è più questione di cadenza ma di ispirazione, che richiede 270 idee[2].»
«Non vibro se non scrivendo novelle - con chiuse e soggetti ben precisi - e naufrago generalmente nel corso di un romanzo. Del resto, non ne leggo quasi mai, mi annoio. Anche sotto le trecento pagine, li trovo quasi sempre spossanti, interminabili, e così spesso uguali ad altri[3].»
«Dopo aver pubblicato una ventina di romanzi generalmente svolti in una successione di spossanti aneddoti, scrisse un giorno una raccolta di novelle senza accorgersi che affrontava un genere che sopportava male la mancanza assoluta di immaginazione e la prolissità nella vita[4].»
Sternberg contribuì a cancellare la linea di separazione tra il fantastico e la fantascienza, che nel saggio Une succursale du fantastique nommée Science-Fiction (1958) definiva come un sottoinsieme del primo.
Nell'opera di Sternberg le cause del terrore non sono fantasmi o vampiri ma la città contemporanea, spesso descritta come un'entità gigantesca e maligna, pronta a schiacciare gli uomini indifesi che osano vivere all'interno del suo corpo. Questo tema riappare in romanzi come L'employé (1958), L'architecte (1960) e La banlieue (1976).
I suoi racconti, pubblicati tra le altre nelle raccolte La géométrie dans l'impossible (1953), La géométrie dans la terreur (1958), Contes glacés (1974) e Contes griffus (1993), fondono con successo elementi diversi: un senso dell'umorismo surreale e oscuro, la nozione kafkiana dell'assurdo, il gusto per il macabro e una visione lucida e pessimista del mondo e del futuro. L'amore non è mai una fonte di redenzione ma qualcosa di impossibile, quasi alieno, come in Sophie, la mer, la nuit (1976) e Le navigateur (1977).
I racconti di fantascienza, pubblicati in Entre deux mondes incertains (1958), Univers zéro (1970) e Futurs sans avenir (1971), seguono la stessa consuetudine. Tra gli elementi più ricorrenti troviamo forme di vita aliene che si fingono afroamericani per invadere l'America, la 533ª crocifissione di Gesù, la distruzione casuale della Terra da parte di alieni che non capiscono l'umanità. Le storie di Sternberg anticipano i testi sperimentali della New wave e l'umorismo di Douglas Adams.
Il mare è un elemento ricorrente in tutta la sua opera e soprattutto nel più celebre dei suoi romanzi, Sophie, la mer et la nuit.
Scrisse anche la sceneggiatura del film Je t'aime, je t'aime di Alain Resnais.
Morì di cancro ai polmoni nel 2006 a 83 anni.
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