111° Congresso degli Stati Uniti | |
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Inizio | 3 gennaio 2009 |
Fine | 3 gennaio 2011 |
Presidente del Senato | Dick Cheney (R), fino al 20 gennaio 2009; Joe Biden (D), dal 20 gennaio 2009 |
Presidente pro tempore | Robert Byrd (D), fino al 28 giugno 2010; Daniel Inouye (D), dal 28 giugno 2010 |
Speaker della Camera dei rappresentanti | Nancy Pelosi (D) |
Membri | 100 Senatori 435 Rappresentanti 6 Membri non votanti |
Maggioranza al Senato | Partito Democratico |
Maggioranza alla Camera | Partito Democratico |
Sessioni | |
I: 6 gennaio – 24 dicembre 2009 II: 5 gennaio 2010 – 22 dicembre 2010 | |
< 110° 112º > |
Il 111º Congresso degli Stati Uniti d'America, formato dalla Camera dei Rappresentanti e dal Senato, costituì, dal 3 gennaio 2009 al 3 gennaio 2011, il ramo legislativo del governo federale statunitense. La sua attività coincise con le ultime due settimane della presidenza di George W. Bush, e proseguì sotto l'amministrazione di Barack Obama.
La sua composizione venne definita nelle elezioni generali del 4 novembre 2008, svoltesi in parallelo con quelle presidenziali, nelle quali il Partito Democratico incrementò la maggioranza in entrambe le Camere, ottenuta nelle precedenti elezioni, strappando al Partito Repubblicano 21 seggi alla Camera dei Rappresentanti e 8 al Senato. In forza di ciò, la guida delle due Camere venne mantenuta rispettivamente da Nancy Pelosi e dal senatore Robert Byrd; il 28 giugno 2010 quest'ultimo fu sostituito da Daniel Inouye. Rispetto al precedente Congresso, fu creato un seggio per un delegato delle Isole Marianne Settentrionali, portando così il numero dei membri non votanti a 6.
Uno dei due seggi senatoriali del Minnesota è rimasto vacante sino al 7 luglio 2009: la corsa tra il repubblicano Norm Coleman, in carica, ed il democratico Al Franken si è conclusa, dopo un riconteggio, con soli 225 voti a favore di quest'ultimo; Coleman si è in seguito rivolto ai tribunali dello Stato, ma allorché il 30 giugno la Corte Suprema del Minnesota ha all'unanimità respinto il suo ricorso, egli ha concesso la vittoria al suo rivale.
Il Senatore della Pennsylvania Arlen Specter, eletto sin dal 1980 nelle file del Partito Repubblicano, ha annunciato il 28 aprile 2009 il passaggio al Partito Democratico, attribuendo la sua decisione all'eccessivo spostamento a destra dei repubblicani a seguito dell'elezione di Barack Obama alla Presidenza degli Stati Uniti. Il trasferimento è divenuto ufficiale il 30 aprile.
Per qualche mese, pertanto, il Partito Democratico godette (almeno nominalmente) di una supermaggioranza di 60 senatori, che permette di aggirare qualunque tentativo di ostruzionismo (filibustering) da parte dell'opposizione. In tal modo è stato possibile accelerare in maniera decisiva l'esame della riforma sanitaria fortemente voluta dal Presidente Obama, giungendo alla sua approvazione il 24 dicembre 2009. Poco dopo, tuttavia, con l'elezione in Massachusetts del repubblicano Scott Brown in sostituzione del deceduto Ted Kennedy, i democratici persero questa condizione di privilegio.
Oltre a quella del celebre senatore del Massachusetts, il gruppo democratico è stato colpito dalla morte di un altro suo illustre rappresentante, Robert Byrd della Virginia Occidentale, spirato a 92 anni il 28 giugno 2010 dopo aver passato più di 50 anni consecutivi in Senato, di cui era anche Presidente pro tempore al momento della morte.
4 Deputati, tutti eletti tra le file del Partito Democratico, hanno rassegnato le dimissioni a causa di nomine nel quadro della nuova Amministrazione Obama: Rahm Emanuel (IL-5), Hilda Solis (CA-32) e Ellen Tauscher (CA-10) sono infatti divenuti rispettivamente Capo di gabinetto della Casa Bianca, Segretario del Lavoro e Sottosegretario di Stato per la sicurezza internazionale; Kirsten Gillibrand (NY-20), invece, è stata promossa a Senatrice del suo Stato per sostituire Hillary Clinton, nominata da Obama Segretario di Stato.
Altre dimissioni tra le file dei democratici sono state quelle di Robert Wexler (FL-19), chiamato alla presidenza del Centro per la pace e la cooperazione economica nel Medio Oriente, di Eric Massa (NY-29), di malferma salute e coinvolto in uno scandalo sessuale, e di Neil Abercrombie (HA-1), proiettato nella campagna elettorale per diventare governatore del proprio stato. Fra i repubblicani, per la stessa ragione si è dimesso anche Nathan Deal (GA-9), solo qualche minuto dopo aver votato contro la riforma sanitaria proposta dal Presidente Obama; una relazione extraconiugale è invece costata il posto a Mark Souder (IN-3).
Il Rappresentante Mark Kirk (IL-10), essendo stato eletto al Senato, abbandonò l'incarico alla Camera; il suo seggio pertanto rimase vacante dal 29 novembre 2010 fino al Congresso seguente.
L'onorevole Parker Griffith (AL-5) annunciò il 22 dicembre 2009 il suo passaggio ai repubblicani a causa delle profonde divergenze con la politica dell'Amministrazione Obama, soprattutto a riguardo della riforma sanitaria.
Infine, il democratico John Murtha (PA-12) è stato l'unico membro della Camera ad essere morto in carica, l'8 febbraio 2010.
Elezioni suppletive, previste ogniqualvolta un seggio rimanga vacante, si sono svolte 11 volte (IL-5, NY-20 e 23, CA-10 e 32, FL-19, PA-12; HA-1, GA-9, NY-29, IN-3), premiando nei primi 7 casi i candidati democratici, ovvero Michael Quigley, Scott Murphy, Bill Owens, John Garamendi, Judy Chu, Ted Deutch e Mark Critz, e nei restanti 4 i repubblicani Charles Djou, Tom Graves, Tom Reed e Marlin Stutzman.
(5 Repubblicani, 2 Democratici)
(1 Repubblicano)
(5 Democratici, 3 Repubblicani)
(3 Democratici, 1 Repubblicano)
(34 Democratici, 19 Repubblicani)
(8 Democratici, 5 Repubblicani)
(4 Repubblicani, 2 Democratici)
(5 Democratici, 2 Repubblicani)
(5 Democratici)
(1 Democratico)
(1 Democratico)
(1 Repubblicano)
(15 Repubblicani, 10 Democratici)
(7 Repubblicani, 6 Democratici)
(1 Democratico, 1 repubblicano)
(1 Democratico, 1 Repubblicano)
(12 Democratici, 7 Repubblicani, 1 vacante)
(5 Democratici, 3 Repubblicani)
(3 Democratici, 2 Repubblicani)
(3 Repubblicani, 1 Democratico)
(4 Repubblicani, 2 Democratici)
(6 Repubblicani, 1 Democratico)
(2 Democratici)
(7 Democratici, 1 Repubblicano)
(10 Democratici)
(8 Democratici, 7 Repubblicani)
(5 Democratici, 3 Repubblicani)
(3 Democratici, 1 Repubblicano)
(5 Repubblicani, 4 Democratici)
(1 Repubblicano)
(3 Repubblicani)
(2 Democratici, 1 Repubblicano)
(2 Democratici)
(8 Democratici, 5 Repubblicani)
(26 Democratici, 2 Repubblicani)
(3 Democratici)
(10 Democratici, 8 Repubblicani)
(4 Repubblicani, 1 Democratico)
(4 Democratici, 1 Repubblicano)
(11 Democratici, 7 Repubblicani)
(2 Democratici)
(5 Democratici, 4 Repubblicani)
(20 Repubblicani, 12 Democratici)
(2 Repubblicani, 1 Democratico)
(1 Democratico)
(6 Democratici, 5 Repubblicani)
(2 Democratici, 1 Repubblicano)
(6 Democratici, 3 Repubblicani)
(5 Democratici, 3 Repubblicani)
(1 Repubblicano)
Controllo di autorità | VIAF (EN) 191152138559010981243 · LCCN (EN) n2018014282 |
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