Renato Brunetta

Renato Brunetta
Renato Brunetta nel 2018

Presidente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro
In carica
Inizio mandato20 aprile 2023
PredecessoreTiziano Treu

Ministro per la pubblica amministrazione
Durata mandato8 maggio 2008 –
16 novembre 2011
Capo del governoSilvio Berlusconi
PredecessoreLuigi Nicolais
SuccessoreFilippo Patroni Griffi[1]

Durata mandato13 febbraio 2021 –
22 ottobre 2022
Capo del governoMario Draghi
PredecessoreFabiana Dadone
SuccessorePaolo Zangrillo

Ministro per l'innovazione
Durata mandato8 maggio 2008 –
16 novembre 2011
Capo del governoSilvio Berlusconi
PredecessoreLuigi Nicolais
SuccessorePaola Pisano

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato29 aprile 2008 –
12 ottobre 2022
LegislaturaXVI, XVII, XVIII
Gruppo
parlamentare
XVI: Il Popolo della Libertà
XVII: Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente
XVIII:
- Forza Italia-Berlusconi Presidente (fino al 22/07/2022)
- Misto-NI (dal 22/07/2022)
CoalizioneCentro-destra 2008 (XVI)
Centro-destra 2013 (XVII)
Centro-destra 2018 (XVIII)
CircoscrizioneVeneto 1
CollegioXVIII: 2 (San Donà di Piave)
Incarichi parlamentari
XVII legislatura:
Sito istituzionale

Europarlamentare
Durata mandato20 luglio 1999 –
28 aprile 2008
LegislaturaV, VI
Gruppo
parlamentare
PPE
CircoscrizioneItalia nord-orientale
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoIndipendente (dal 2022)
In precedenza:
PSI (1983-1994)
FI (1994-2009)
PdL (2009-2013)
FI (2013-2022)
Titolo di studioLaurea in scienze politiche ed economiche
UniversitàUniversità degli Studi di Padova
ProfessioneEconomista, docente universitario

Renato Brunetta (Venezia, 26 maggio 1950) è un politico ed economista italiano.

Già membro di Forza Italia, è stato eurodeputato dal 1999 al 2008, quindi deputato dal 2008 al 2022. Nella XVI legislatura è stato ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione nel governo Berlusconi IV (2008-2011), ruolo che ha ricoperto nuovamente nel governo Draghi (2021-2022).

Dissentendo dalle decisioni assunte da Forza Italia nel luglio 2022 nel corso della crisi del governo Draghi, ha deciso di abbandonare il partito e non ricandidarsi alle elezioni politiche del 25 settembre.

Dal 20 aprile 2023 è presidente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro.

Origini e formazione

[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di un venditore ambulante e ultimo di tre fratelli, Renato Brunetta è cresciuto a Venezia.[2] Egli afferma che da ragazzino coltivò di propria iniziativa studi classici con eccellenti risultati, nonostante un distacco sociale paresse differenziarlo dai compagni del Liceo Foscarini:

«Sono orgoglioso di essere figlio di gente povera. Figlio della Venezia popolare. [...] E andavo a lavorare con mio padre, venditore ambulante di gondoete, gondole di plastica nera. [...] E lì, sui marciapiedi di Cannaregio, ho imparato tutto. Il lavoro, il sacrificio. Vivevamo in nove in novanta metri quadri, con i miei due fratelli, mia zia vedova e i suoi tre figli. E comunque a casa mia non c'era un libro. Cominciai a studiare il greco di notte, di nascosto. Così ho dato l'esame per passare al Foscarini. Il figlio dell'ambulante, il piccolino, al liceo dei siori. Alla maturità fui il primo della classe.[3]»

Carriera accademica

[modifica | modifica wikitesto]

Si laurea in Scienze politiche, indirizzo economico, presso l'Università degli Studi di Padova il 2 luglio 1973. Inizia la sua carriera accademica presso lo stesso ateneo ricoprendo vari incarichi: dal 1973 al 1974 è assistente universitario alle esercitazioni nei corsi di Teoria e politica dello sviluppo (Facoltà di Scienze Politiche) e di Economia applicata (Facoltà di Statistica). Nell'anno accademico 1977-78 è professore incaricato dell'insegnamento di Economia e politica del lavoro (Facoltà di Scienze Politiche).

Nel 1982 accede, non con un concorso, ma tramite il giudizio di idoneità previsto dall'art. 50 del DPR 382/1980[4] per i precari dell'università dotati di specifici requisiti, al ruolo di professore associato, presentando tre pubblicazioni.[5][6] Dal 1982 al 1990 è professore associato di Fondamenti di Economia presso il Dipartimento di Analisi Economica e Sociale del Territorio (corso di Laurea di Urbanistica) dell'Istituto Universitario di Architettura di Venezia.

Dal 1991 al 1999 è professore associato di Economia del Lavoro (Facoltà di Economia e Commercio) presso Tor Vergata,[7] dove ha ricoperto il ruolo di professore ordinario di Economia Politica (in aspettativa) fino al 2009.[8]

Attività giornalistica

[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1976 è iscritto come giornalista pubblicista all'Ordine dei Giornalisti del Veneto.[9] Editorialista de Il Sole 24 Ore e il Giornale, è autore di pubblicazioni in materia di economia del lavoro e relazioni industriali.[10]

Fondatore e direttore della rivista Labour - Reviews of labour economics and industrial relations, edita da Blackwell Publishing Ltd per il Centre for Economic and International Studies (CEIS) dell'Università degli studi di Roma Tor Vergata e la Fondazione Giacomo Brodolini di Roma. Ha curato insieme a Vittorio Feltri la collana Manuali di Conversazione Politica edita da Libero e Free Foundation. È curatore della collana Manuali di Politica Tascabile edita da il Giornale e Free Foundation.

Nel giugno 2020 ha accettato l'offerta dell'editore Alfredo Romeo di collaborazione al rifondato periodico Il Riformista diretto da Piero Sansonetti.[11] Per il quotidiano ha curato alcuni editoriali. È divenuto inoltre direttore del settimanale dedicato all'economia, Il Riformista Economia fondato il 21 settembre 2020, il cui comitato di direzione scientifica è composto da personalità del mondo accademico come Sabino Cassese, Pier Carlo Padoan, Giovanni Tria e Marco Bentivogli.[12][13] Ha abbandonato la direzione del settimanale con il numero di lunedì 12 ottobre 2020.[11]

Carriera politica

[modifica | modifica wikitesto]

Consulente economico per il PSI negli anni '80

[modifica | modifica wikitesto]
Renato Brunetta nel 1983

Di formazione socialista, Brunetta collabora in qualità di consigliere economico con i governi Craxi I, Craxi II, Amato I e Ciampi.

A 35 anni è coordinatore della commissione sul lavoro voluta dall'allora ministro Gianni De Michelis; nel 1993, durante Mani Pulite, firma la proposta di rinnovamento del Partito Socialista Italiano di Gino Giugni.[14]

Dal 1983 vive ininterrottamente sotto scorta[15] a causa del contenuto delle consulenze da lui prestate al Ministero del Lavoro,[6] che gli hanno valso l'interessamento da parte delle Brigate Rosse.

Dal 1985 al 1989 ricopre la carica di vicepresidente del Comitato manodopera e affari sociali dell'OCSE (Parigi). Dal 1983 al 1987 è responsabile, presso il Ministero del Lavoro, di tutte le strategie per l'occupazione e la politica dei redditi. Nel 1989 contribuisce alla fondazione dell'associazione EALE (European Association of Labour Economist), diventandone il primo presidente (19891993).[16]

Eurodeputato per Forza Italia

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1999 entra a far parte dello schieramento di Forza Italia in qualità di deputato al Parlamento europeo. È stato iscritto al gruppo europeo PPE-DE, dove ha ricoperto l'incarico di vicepresidente della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia, ed è stato membro di varie delegazioni parlamentari: delegazione alla commissione parlamentare mista UE-Croazia; delegazione parlamentare mista UE-Turchia; delegazione per le relazioni con la Repubblica Popolare Cinese.

Rieletto al Parlamento Europeo nel 2004, ha concluso il mandato nell'aprile 2008. Nella statistiche delle presenze al Parlamento Europeo risulta essere stato presente al 62,88% delle sedute.[17]

Nel 2000 è candidato a sindaco di Venezia per il Polo per le Libertà, venendo sconfitto dal candidato del centro-sinistra Paolo Costa. Parte con un 39% di vantaggio rispetto al 37,7% di Costa (e il 16,3 di Gianfranco Bettin sostenuto dalla sinistra radicale) che viene ribaltato al ballottaggio: 56% Costa, 44% Brunetta.[18][19]

Il 21 novembre 2005 è eletto consigliere comunale a Bolzano,[20][21] incarico dal quale si dimette dopo circa un mese.[22]

Dal 2007 fino al novembre del 2008 è vicecoordinatore nazionale di Forza Italia e responsabile del settore programma. Dal 29 marzo 2009 – data del primo congresso nazionale – entra a far parte dei componenti della direzione nazionale del Popolo della Libertà.[23]

Ministro per la pubblica amministrazione

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Riforma Brunetta.

Per le elezioni amministrative di marzo 2010 è nuovamente candidato sindaco di Venezia per Il Popolo della Libertà, ma viene nuovamente sconfitto al primo turno dal candidato del centrosinistra Giorgio Orsoni, che ottiene il 51,1% delle preferenze, distaccandolo di 8,5 punti percentuali. Brunetta ottiene infatti il 42,6% dei voti ed accusa la Lega Nord di non aver sostenuto a fondo la sua candidatura.[24][25]

Nel 2008, viene nominato Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione nel quarto governo Berlusconi. Nell'aprile 2009 Brunetta elabora una prima bozza del decreto di attuazione della legge, che qualifica la futura Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche come autorità indipendente, dotato di potere di auto-organizzazione e piena autonomia finanziaria, garantendogli così l'indipendenza e l'autorevolezza necessaria per fare da arbitro tra PA e cittadini ed assicurare la trasparenza: si trattava di una proposta dell'opposizione, fatta propria dal ministro Brunetta, e scritta in collaborazione col politologo e deputato PD Pietro Ichino.

Di fronte a tali modifiche Pietro Ichino, già co-estensore del decreto, ha suggerito di resuscitare il comitato tecnico-consultivo della presidenza del Consiglio, e ha richiesto a Brunetta spiegazioni circa il suo impegno a dimettersi.[26] La norma infine venne emanata col decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, che riformò il sistema dei controlli interni e istituì un ciclo di valutazione del personale nella pubblica amministrazione italiana.

In particolare ha dichiarato, a proposito degli obiettivi che intendeva realizzare «Voglio più servizi, non meno. Non voglio avere questi servizi con meno budget e meno persone, voglio che, con lo stesso budget e con le stesse persone, si aumenti la produttività del 50 per cento. E cioè più scuole, più università, più salute, più cultura.».[27]

Il ritorno a Forza Italia nel 2014

[modifica | modifica wikitesto]

Capogruppo alla Camera per Il Popolo della Libertà nella XVII legislatura, dopo aver aderito alla nuova Forza Italia, il 24 marzo 2014 diventa membro del Comitato di Presidenza del partito.

Il 4 febbraio 2015, in seguito all'elezione di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica e ai dissidi interni al partito, rassegna le sue dimissioni da capogruppo insieme all'omologo Paolo Romani del Senato ma il leader Silvio Berlusconi le respinge.[28]

Alle politiche del 2018 è il candidato della coalizione alla Camera nel collegio uninominale di San Donà di Piave oltre ad essere capolista nel proporzionale;[29] verrà eletto nell’uninominale raccogliendo il 49,10%, il doppio rispetto all’avversario del Movimento 5 Stelle. Il 12 maggio 2020 Berlusconi nomina un nuovo coordinamento di 14 persone tra le quali c’è anche Brunetta.[30] Nell'agosto 2020, a poche settimane dal referendum costituzionale sul taglio del numero di parlamentari legato alla riforma avviata dal governo Conte I guidato dalla Lega assieme al Movimento 5 Stelle e concluso dal governo Conte II guidato dalla coalizione tra M5S e Partito Democratico[31] Brunetta in un'intervista a La Repubblica[32] annuncia il suo voto contrario, in dissidenza con la linea ufficiale del suo partito, schierato inizialmente per il "Sì" dai vertici del gruppo parlamentare[33][34], prima che il leader Silvio Berlusconi si posizionasse in una posizione intermedia concedendo libertà di voto.[35]

Ritorno alla pubblica amministrazione e addio a Forza Italia e al Parlamento

[modifica | modifica wikitesto]

Il 12 febbraio 2021 viene nominato Ministro per la pubblica amministrazione del Governo Draghi. Giura il giorno successivo, il 13 febbraio 2021.

Il 10 marzo a Palazzo Chigi viene firmato il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale. Tale accordo sottoscritto dal ministro, dal Presidente Draghi e dai Segretari Generali di CGIL, CISL e UIL è volto all'azione di rilancio del Paese tramite una complessiva opera di modernizzazione del “sistema Italia”. In tal senso si afferma che ogni pubblico dipendente dovrà essere titolare di un diritto/dovere soggettivo alla formazione continua.[36]

Il 21 luglio 2022, dopo che Mario Draghi ha presentato le dimissioni al Presidente della Repubblica Italiana, comunica che lascerà Forza Italia[37] in polemica con la decisione dei senatori forzisti di non partecipare al voto di fiducia a sostegno del governo. Ha detto: "Non sono io che lascio ma il partito che ha rinnegato la sua storia".[38] Lo stesso giorno si iscrive al Gruppo misto e il 13 agosto annuncia che non si ricandiderà.[39]

Presidente del CNEL

[modifica | modifica wikitesto]

Il 20 aprile 2023 viene nominato dal Governo Meloni presidente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro.[40]

Renato Brunetta nel 2013
  • Nel 2008 si è espresso duramente contro i "fannulloni" della pubblica amministrazione italiana, minacciandone il licenziamento.[41] Successivamente, il ministro ha annunciato la seconda fase della riforma, volta a premiare i "casi di eccellenza".[42]
  • Il 18 giugno 2008, nel corso di una puntata di Matrix, sollecitato da Enrico Mentana a parlare di qualche suo errore, dichiara: «Volevo vincere il Premio Nobel per l'Economia. Ero anche bravo, ero... non dico lì lì per farlo, però ero nella giusta... ha prevalso il mio amore per la politica, ed il Premio Nobel non lo vincerò più anche se ho buone possibilità di diventare presidente della repubblica».[43] Incalzato sull'argomento dal settimanale L'Espresso,[5][6][44] Brunetta risponde con un articolo a firma di Ricardo Franco Levi, pubblicato sul Corriere della Sera una decina di anni prima, che trattava dei "futuri Keynes" (quest'ultimo articolo è attualmente non disponibile su internet: sorgente assente)
  • Nell'agosto 2008 il sito del Dipartimento per la Pubblica Amministrazione divulga 11 vignette satiriche pubblicate dai giornali, tra cui Il Foglio e Quaderni Padani, con una connotazione positiva del Ministro e negativa dei dipendenti statali, suscitando polemiche per l'utilizzo propagandistico di un sito istituzionale. Brunetta ribatte che il sito «ne ha pubblicate anche di sgradevoli [verso il Ministro] e lo faremo ancora in futuro, quando arriveranno, senza alcun filtro o censura».[45]
  • Nel febbraio 2009 il settimanale L'Espresso rivela che il libro "Microeconomia del Lavoro", di cui Brunetta è coautore, è ampiamente basato sul più noto testo americano del 1980 Labor Economics[46](prima edizione del 1970, edito da Prentice-Hall, Inc.) di Belton M. Fleisher e Thomas J. Kniesner, non citato nel testo italiano.[47]
  • Il 2 aprile 2009 è entrato in polemica con la collega Mara Carfagna per aver dichiarato che «Il lavoro pubblico è stato usato per tanto tempo come un ammortizzatore sociale, soprattutto da parte delle donne che uscivano a fare la spesa in orario di lavoro».[48]
  • Il 27 maggio 2009 una sua dichiarazione sui poliziotti («Bisogna mandare i poliziotti per le strade. Ma non è facile farlo: non si può mandare in strada il poliziotto panzone che non ha fatto altro che il passacarte, perché in strada se lo mangiano») scatena polemiche da parte dei sindacati di polizia. Il ministro poi chiarisce: «Nessuna volontà di offendere nessuno, solo una constatazione scherzosa per dire che chi per tanti anni ha fatto il burocrate dietro una scrivania, è difficile faccia il poliziotto alla Starsky e Hutch per la strada».[49]
  • Nella stessa occasione propone lo scioglimento dell'antimafia: «La mafia dev'essere affrontata in modo laico e non ideologico. Se della mafia facciamo un simbolo ideologico, con la sua cultura, la sua storia e così via, rischiamo di farne un'ideologia e come tale, alla fine, produce professionisti di quella ideologia proprio nei termini in cui ne parlava Sciascia, professionisti dell'antimafia».[49]
  • L'11 settembre 2009, a Gubbio, nel suo intervento alla scuola di formazione del Popolo della Libertà, ha rivolto accuse al mondo del cinema, "riesumando" il termine Culturame. Al ministro ha replicato Citto Maselli, con queste parole: «Non è un caso che Brunetta usi la parola 'culturame' che è stata la bandiera di Mario Scelba negli anni delle peggiori repressioni nei confronti delle culture e della vita democratica del nostro Paese. Il tono, l'arroganza e il semplicismo di Brunetta parlano da soli».[50]
  • Il 15 settembre 2009, per rispondere ad un articolo del settimanale L'Espresso critico nei confronti dei risultati della battaglia contro i "fannulloni",[51] Brunetta utilizza la prima pagina del sito istituzionale del Ministero, titolando a caratteri rossi Il bluff de L'Espresso. L'iniziativa, difesa dal suo portavoce Vittorio Pezzuto come una «difesa dell'operato non della persona Renato Brunetta ma del Ministro Brunetta e di tutti gli uffici di Palazzo Vidoni», raccoglie molteplici critiche per utilizzo privato di un sito istituzionale.[52]
  • Il 19 settembre 2009, al convegno del Pdl veneto a Cortina d'Ampezzo, afferma che «Ci sono élite irresponsabili che stanno preparando un vero e proprio colpo di Stato» e mette in contrapposizione «i compagni della sinistra per bene» e quella che definisce «la sinistra per male» o «di merda» alla quale augura «vada a morire ammazzata».[53][54] Successivamente, chiarisce quanto detto e dichiara di non pentirsi di quanto affermato pubblicamente.[55][56]
  • Il 28 settembre 2009, durante un dibattito in occasione della presentazione del libro di Stefano Livadiotti «Magistrati - l'ultracasta», Brunetta definisce «mostro» il Consiglio Superiore della Magistratura, in riferimento al fatto che gli equilibri all'interno di esso vengano pesantemente condizionati dalle correnti dell'Associazione Nazionale Magistrati, dichiarando altresì che i magistrati «forse si sono montati un po' la testa», e lamentando gravi carenze organizzative all'interno degli uffici.[57] In risposta al ministro, l'ANM diffonde l'indomani un duro comunicato,[58] nel quale si fa tra l'altro presente che i tagli operati dall'esecutivo di cui fa parte Brunetta, su suggerimento del dicastero di cui egli stesso è titolare, non hanno fatto altro che peggiorare una situazione già precaria in partenza.
  • L'11 settembre 2010, in una intervista a il Giornale afferma che «Se non avessimo la Calabria, la conurbazione Napoli-Caserta, o meglio se queste zone avessero gli stessi standard del resto del Paese, l'Italia sarebbe il primo Paese in Europa».[59]
  • Il 14 giugno 2011, al termine di una conferenza sull'innovazione nella pubblica amministrazione, una lavoratrice della Rete Precari, chiede di porre una domanda e viene invitata ad avvicinarsi dallo stesso Brunetta, ma quest'ultimo, una volta che la donna si presenta come appartenente alla rete dei precari della pubblica amministrazione, si rifiuta di ascoltarla allontanandosi velocemente dall'aula, dicendo "questa è la peggiore Italia". A seguito delle polemiche nate da questa affermazione il ministro chiarisce affermando di essersi riferito a chi tende agguati mediatici sfruttando la categoria dei precari, e non alla categoria stessa dei precari.[60][61][62]
  • Il 18 dicembre 2013, su il Mattinale (rivista dei deputati di Forza Italia), compare una dura critica alla legge di stabilità che, a detta di Brunetta, conterrebbe alcune «norme-marchetta». Tra queste il deputato di Forza Italia cita una disposizione che mette a disposizione 900 000 € per il Memoriale della Shoah a Milano. Dopo le proteste e le critiche del PD e dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Brunetta ha affermato in serata: «Riconosciamo lealmente l'errore e ce ne scusiamo».[63][64]
  • Il 4 agosto 2021 ha nominato suo consulente, quale ministro della Pubblica Amministrazione, il giornalista Renato Farina. La decisione ha suscitato alcune polemiche sui media a causa dei precedenti giudiziari che hanno coinvolto in passato il giornalista.[65] In seguito a queste polemiche dopo tre giorni dalla nomina, il 7 agosto 2021, Renato Farina si è dimesso dall'incarico.[66]
  • Il 26 luglio 2023 il quotidiano la Repubblica rende noto che Brunetta è indagato dalla Procura della Repubblica di Roma per i reati di falso e finanziamento illecito, in un'inchiesta riguardante la vendita di alcune quote societarie ad un suo collaboratore.[67]

Causa all'Espresso

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2013, Brunetta aveva chiesto un risarcimento di 7,5 milioni di euro di danni al settimanale l'Espresso per presunta diffamazione. Il Tribunale civile di Roma ha però rigettato la richiesta e ha ingiunto a Brunetta di pagare 30 000 euro di spese processuali.[68][69]

L'11 luglio 2011 si è sposato a Ravello, in Provincia di Salerno, dopo una lunga convivenza, con Tommasa "Titta" Giovannoni, la quale aveva avuto due figli da un precedente marito e da cui ha divorziato.[70]

Nel 2008, durante un'intervista, afferma di non essere credente.[71]

Onorificenze italiane

[modifica | modifica wikitesto]
Cavaliere di gran croce dell'Ordine al Merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
«Di iniziativa del Presidente della Repubblica»
— 15 marzo 2024[72]

Riconoscimenti

[modifica | modifica wikitesto]

Selezioni di opere

[modifica | modifica wikitesto]

Produzione scientifica

[modifica | modifica wikitesto]

Sul database ISI Web of Knowledge, Renato Brunetta risulta avere 19 pubblicazioni dal gennaio 1986 al gennaio 2022, delle quali 5 classificate come «Conference Information». Il suo indice H risulta essere 3. L'unica pubblicazione con revisione paritaria di Renato Brunetta riportata da ISI web of Science è:

  • Renato Brunetta, Leonello Tronti, Structural-changes in public-employment - from implicit contracts to collective-bargaining reform, in Review of Economic Conditions in Italy, vol. 1, 1993, pp. 119-154.

Produzione a carattere economico, politico, giornalistico e divulgativo

[modifica | modifica wikitesto]

Al marzo del 2010, secondo Google Scholar, risultano 52 lavori pubblicati da Renato Brunetta. All'aprile 2009, risultavano 79 i lavori pubblicati da Renato Brunetta elencati dal database EconLit. Se ne riportano alcuni:

  • Renato Brunetta, Sud. Alcune idee perché il Mezzogiorno non resti com'è, Roma, Donzelli, 1980. ISBN 978-88-7989-184-4
  • Renato Brunetta, Spesa pubblica e conflitto, Bologna, Il Mulino, 1987. ISBN 978-88-15-01477-1
  • Renato Brunetta e Alessandra Venturini, "Microeconomia del lavoro. Teorie e analisi empiriche", Venezia, Marsilio, 1987. ISBN 978-88-317-4943-5
  • Renato Brunetta, Renzo Turatto, Disoccupazione, isteresi e irreversibilità. Per una nuova interpretazione del mercato del lavoro, Milano, ETASLIBRI, 1992. ISBN 978-88-453-0539-9
  • Renato Brunetta, La fine della società dei salariati, Venezia, Marsilio Editori, 1994. ISBN 978-88-317-6126-0
  • Renato Brunetta, Il coraggio e la paura. Scritti di economia e di politica 1999-2003, Milano, Sperling & Kupfer, 2003. ISBN 9788820036058
  • Renato Brunetta, Giuliano Cazzola, Riformare il welfare è possibile, Roma, Ideazione, 2003. ISBN 978-88-88800-00-4
  • Renato Brunetta, Rivoluzione in corso, Milano, Mondadori, 2009. ISBN 978-88-04-58733-0
  • Renato Brunetta, Sud: un sogno possibile, Roma, Donzelli, 2009. ISBN 978-88-6036-445-6
  • Renato Brunetta, Berlusconi deve cadere - Cronaca di un complotto, Milano, il Giornale Free foundation, 2014. ISSN 977-802102345-2
  • Renato Brunetta, Carlo Dell'Aringa (a cura di) Labour Relations and Economic Performance, London, Macmillan, 1990. ISBN non esistente
  • Renato Brunetta (a cura di) Economics for the New Europe, London, Macmillan, 1991. ISBN non esistente
  • Renato Brunetta, Leonello Tronti (a cura di) Welfare State e redistribuzione, Milano, Franco Angeli, 1991. ISBN 978-88-204-6548-3
  • Renato Brunetta (a cura di) Il mercato del lavoro. Regolazione e deregolazione: il capitale umano; la destrutturazione del mercato, Torino, Giappichelli Editore, 1992. ISBN 88-204-8762-4
  • Vittorio Feltri e Renato Brunetta (a cura di), Veltroni Walter. Vita, miracoli & canzonette di un perdente di successo, Milano, Libero / Free Foundation, 2007, SBN IT\ICCU\UBO\3287548.

Articoli e saggi

[modifica | modifica wikitesto]
  • Renato Brunetta et al., Tasso di partecipazione, mercato del lavoro, sviluppo dualistico, in Augusto Graziani (a cura di) Crisi e ristrutturazione nell'economia italiana, Torino, Einaudi, 1975, pp. 407–417. ISBN 978-88-06-42309-4
  • Renato Brunetta, Marginalità e precarietà nel mercato del lavoro italiano, in: Giovanni Sarpellon, (a cura di) La povertà in Italia, Milano, FrancoAngeli, 1979, pp. 211–306. ISBN 978-88-204-7191-0
  • Renato Brunetta et al., For a New Incomes Policy. Growth, Prices and Wages in the Italian Model, in Tiziano Treu (a cura di) Participation in Public Policy-Making, Berlin-New York, Walter de Gruyter, 1992, pp. 197–219. ISBN non esistente
  • Renato Brunetta, Salari e stipendi in AA. VV., Enciclopedia delle Scienze sociali, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana Giovanni Treccani, 1997, vol. 7, pp. 559–571. ISBN non esistente
  • Energia Nucleare? Sì, per favore..., di Franco Battaglia. Presentazione di Renato Brunetta e Antonino Zichichi. Ed. 21mo secolo, ISBN 978-88-87731-45-3
  1. ^ Pubblica amministrazione e semplificazione
  2. ^ Aldo Cazzullo, Brunetta: io ministro ma vendevo gondolette, in Corriere della Sera, 15 giugno 2008. URL consultato il 26 novembre 2009 (archiviato il 10 dicembre 2013).
  3. ^ Citato in Giovanni Floris, La fabbrica degli ignoranti. La disfatta della scuola italiana, Milano, Rizzoli, 2008, p. 170. ISBN 978-88-17-02486-0.
  4. ^ Art. 50 D.P.R. 11 luglio 1980, n. 382, su edizionieuropee.it (archiviato il 13 gennaio 2020).
  5. ^ a b Quel furbetto di Brunetta, in L'Espresso, n. 46, 20 novembre 2008.
  6. ^ a b c Emiliano Fittipaldi e Marco Lillo, Che furbetto quel Brunetta, su espresso.repubblica.it, 13 novembre 2008. URL consultato il 26 giugno 2009 (archiviato il 5 ottobre 2017).
  7. ^ Brunetta, l'uomo della finzione tecnologica (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2011)., Il Fatto Quotidiano, 15 giugno 2011.
  8. ^ Brunetta: prendo pensione da 3 mila euro, su ansa.it, 4 febbraio 2009. URL consultato l'8 febbraio 2010 (archiviato il 25 aprile 2016).
  9. ^ Presidenza del Consiglio dei Ministri - Curriculum Renato Brunetta (PDF).
  10. ^ QuadSearch, Renato Brunetta [collegamento interrotto], su delab.csd.auth.gr. URL consultato il 26 giugno 2009.
  11. ^ a b Perché lascio la direzione del Riformista Economia, su Il Riformista, 13 ottobre 2020. URL consultato il 16 ottobre 2020 (archiviato il 20 ottobre 2020).
  12. ^ Il Riformista raddoppia col supplemento ‘Economia’ diretto da Renato Brunetta., su primaonline.it. URL consultato l'8 dicembre 2020 (archiviato il 23 settembre 2020).
  13. ^ Dal 21 settembre in edicola ogni lunedì Il Riformista Economia, su Il Riformista, 10 settembre 2020. URL consultato il 16 ottobre 2020 (archiviato il 29 ottobre 2020).
  14. ^ Fabrizio Roncone, Brunetta e l'amore per gli ultimatum: «Io non mi faccio mai intimidire», in Corriere della Sera, 15 maggio 2009. URL consultato il 26 giugno 2009 (archiviato dall'url originale l'8 novembre 2014).
  15. ^ Tgcom, Brunetta risponde all'Espresso, su tgcom.mediaset.it, 4 novembre 2008. URL consultato il 26 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 9 marzo 2016).
  16. ^ EALE, Past EALE Presidents, su eale.nl. URL consultato il 26 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2009).
  17. ^ VoteWatch.eu, European Parliament - BRUNETTA, Renato - Italy - votes, su votewatch.eu. URL consultato il 26 giugno 2009 (archiviato l'8 dicembre 2020).
  18. ^ È Brunetta il candidato per Venezia, su la Repubblica, 20 febbraio 2000. URL consultato il 21 gennaio 2010 (archiviato il 13 ottobre 2016).
  19. ^ Roberto Bianchin, Venezia sceglie il nuovo Doge Brunetta-Costa sul filo del voto, su la Repubblica, 30 aprile 2000. URL consultato il 21 gennaio 2010 (archiviato il 13 ottobre 2016).
  20. ^ La carica dei 49 tra sorrisi e frecciate, in Alto Adige, 22 novembre 2005, p. 15. URL consultato il 13 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 18 luglio 2012).
  21. ^ Elezioni comunali 2005, su Comune di Bolzano. URL consultato il 28 gennaio 2010 (archiviato il 13 aprile 2013).
  22. ^ Senza Titolo, in Alto Adige, 22 dicembre 2005, p. 13. URL consultato il 13 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 12 marzo 2016).
  23. ^ Direzione Nazionale PdL: elenco dei componenti, su ilpopolodellaliberta.it, 30 giugno 2009. URL consultato il 1º gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 9 gennaio 2010).
  24. ^ Roberto Bianchin, Venezia, Orsoni il moderato è sindaco Brunetta beffato se la prende con la Lega, in La Repubblica, 30 marzo 2010. URL consultato il 31 marzo 2010 (archiviato il 5 marzo 2016).
  25. ^ Comunali: Castelli e Brunetta bocciati, in Corriere della Sera, 30 marzo 2010. URL consultato il 31 marzo 2010 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2017).
  26. ^ Pietro Ichino, Il cedimento di Brunetta, in Corriere della Sera, 19 giugno 2009. URL consultato il 26 giugno 2009 (archiviato il 2 marzo 2020).
  27. ^ PLAYBOY INTERVISTA... Renato Brunetta, su il Giornale.it playboy, 17 dicembre 2009. URL consultato il 22 aprile 2020 (archiviato il 22 giugno 2012).
  28. ^ Sergio Rame, Vertici FI lasciano, no del Cav. Toti: "Il Patto del Nazareno è rotto", su il Giornale.it, 4 febbraio 2015. URL consultato il 30 maggio 2024 (archiviato il 5 febbraio 2015).
  29. ^ CAMERA – COLLEGI UNINOMINALI* (PDF), su labparlamento.it. URL consultato il 29 aprile 2020 (archiviato il 2 febbraio 2018).
  30. ^ Rivoluzione Berlusconi, cambia tutto in Forza Italia: ecco i nuovi 14 del vertice, su iltempo.it. URL consultato il 13 maggio 2020 (archiviato il 12 ottobre 2020).
  31. ^ Andrea Muratore, La democrazia non è un costo (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2020)., Osservatorio Globalizzazione, 18 febbraio 2020
  32. ^ Matteo Pucciarelli, Brunetta: “Che pericolo. Il centrodestra non sposi l’anti-politica” (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2020)., Repubblica, 20 agosto 2020
  33. ^ Referendum, Gelmini schiera Forza Italia per il Sì al taglio dei parlamentari. (archiviato dall'url originale il 2 novembre 2020)., Il Fatto Quotidiano, 17 agosto 2020
  34. ^ Americo Mascarucci, Referendum, nel centrodestra crescono i malumori. Tutti i NO da Borghi a Crosetto (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2020)., Lo Speciale, 27 agosto 2020
  35. ^ Referendum sul taglio dei parlamentari, Berlusconi: "Libertà di voto" (archiviato dall'url originale il 2 novembre 2020), Rai News, 1 settembre 2020
  36. ^ Firma del ‘Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale’, su governo.it, 10 marzo 2021. URL consultato il 10 marzo 2021.
  37. ^ Brunetta lascia Forza Italia: «Ha tradito la sua storia», su ilmessaggero.it, 21 luglio 2022. URL consultato il 21 luglio 2022.
  38. ^ Brunetta: "Non sono io che lascio ma il partito che ha rinnegato la sua storia", su ilfattoquotidiano.it, 21 luglio 2022. URL consultato il 21 luglio 2022.
  39. ^ Silvia Madiotto, Brunetta: «Non sarò candidato alle prossime elezioni. Mi occuperò di Venezia e della famiglia», su Corriere del Veneto, 13 agosto 2022. URL consultato il 14 agosto 2022.
  40. ^ Cdm nomina Renato Brunetta presidente del Cnel, su ansa.it. URL consultato il 20 aprile 2023.
  41. ^ Redazione, Brunetta: licenzieremo i «fannulloni» della Pubblica amministrazione, in Corriere della Sera, 12 maggio 2008. URL consultato il 26 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 23 aprile 2016).
  42. ^ Redazione, Brunetta: "Fannulloni sconfitti ora premi e rinnovo del contratto", in la Repubblica, 3 settembre 2008. URL consultato il 26 giugno 2009 (archiviato il 2 febbraio 2020).
  43. ^ Brunetta Premio Nobel da Matrix, su it.youtube.com, 23 giugno 2008. URL consultato il 26 giugno 2009 (archiviato l'8 dicembre 2020).
  44. ^ La casta Brunetta, in L'Espresso, n. 44, 6 novembre 2008.
  45. ^ Aldo Fontanarosa, Vignette anti-statali. Rivolta contro Brunetta, su la Repubblica.it, 2 agosto 2008. URL consultato l'8 febbraio 2010 (archiviato il 6 febbraio 2020).
  46. ^ Labor Economics.
  47. ^ Redazione, Brunetta il copione, in l'Espresso, 12 febbraio 2009. URL consultato il 5 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 23 aprile 2009).
  48. ^ AGI news on, Assenteismo rosa, duello Brunetta-Carfagna, su agi.it, 2 aprile 2009. URL consultato il 26 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 3 aprile 2009).
  49. ^ a b Redazione, Brunetta: «In polizia troppi panzoni» È polemica. La replica: «Scherzavo», in Corriere della Sera.it, 28 maggio 2009. URL consultato il 26 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  50. ^ Chiara Maffioletti, Brunetta: "registi parassiti" E il cinema si ribella, su Corriere della sera, 12 settembre 2009. URL consultato il 3 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 23 aprile 2016).
  51. ^ Gianni Del Vecchio, Stefano Pitrelli, Brunetta bluff, su L'Espresso, 10 settembre 2009. URL consultato il 17 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 13 settembre 2009).
  52. ^ Germano Antonucci, Brunetta, la replica all'Espresso al posto della home page del Ministero, su Corriere della Sera, 16 settembre 2009. URL consultato il 17 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 23 aprile 2016).
  53. ^ Brunetta: «Le élite irresponsabili vogliono un vero colpo di Stato», su corriere.it, Corriere della Sera, 19 settembre 2009. URL consultato il 20 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 23 aprile 2016).
  54. ^ Brunetta: "Vada a morire ammazzata la sinistra che prepara colpo di Stato", su repubblica.it, la Repubblica, 19 settembre 2009. URL consultato il 20 settembre 2009 (archiviato il 7 febbraio 2020).
  55. ^ Brunetta: «Su élite non mi pento, non sono ipocrita», su corriere.it, Corriere della Sera, 20 settembre 2009. URL consultato il 20 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 23 aprile 2016).
  56. ^ Brunetta insiste: "Non mi scuso è in gioco la democrazia", su repubblica.it, la Repubblica, 20 settembre 2009. URL consultato il 20 settembre 2009 (archiviato il 7 febbraio 2020).
  57. ^ Brunetta e l'Associazione magistrati, su renatobrunetta.it, 29 settembre 2009. URL consultato il 1º ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 15 luglio 2010).
  58. ^ Associazione Nazionale Magistrati, L'Anm al Ministro Brunetta: «Non sa di cosa parla. L'organizzazione è responsabilità del Governo» (PDF), su associazionemagistrati.it, 29 settembre 2009. URL consultato il 1º ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 9 ottobre 2009).
  59. ^ Brunetta-choc: senza Napoli e Caserta Italia prima in Europa, su napoli.repubblica.it, la Repubblica.it, 11 settembre 2010 (archiviato il 25 aprile 2016).
  60. ^ Antonio Castaldo, Brunetta, l'attacco ai precari e la smentita, in Corriere TV, 15 giugno 2011. URL consultato il 16 giugno 2011 (archiviato il 18 giugno 2011).
  61. ^ Matteo Cruccu, Brunetta e i precari: rivolta su Facebook - Il ministro li ha definiti «l'Italia peggiore». Condizione che riguarda il 55% dei giovani, secondo Bankitalia, su corriere.it, 15 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  62. ^ Insulti ai precari, scoppia il caso Brunetta. Bersani: "Estremista e preoccupante", in Repubblica, 15 giugno 2011. URL consultato il 16 giugno 2011 (archiviato il 25 aprile 2016).
  63. ^ Pd e comunità ebraiche contro Brunetta: "Memoriale della Shoah è una marchetta". Poi le scuse di Forza Italia, in la Repubblica, 18 dicembre 2013. URL consultato il 19 dicembre 2013 (archiviato il 19 dicembre 2013).
  64. ^ Per Brunetta la Shoah è una marchetta. Pd: «Indegno», in l'Unità, 18 dicembre 2013. URL consultato il 19 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2013).
  65. ^ Brunetta arruola pure l’agente “Betulla” - Il Fatto Quotidiano.
  66. ^ Farina lascia la consulenza per Brunetta: "Mi dimetto, Contro di me attacchi gratuiti per indebolire la sua azione" - La Repubblica.
  67. ^ Giuseppe Scarpa, Vendita sospetta di quote di una società, Brunetta indagato, su la Repubblica, 25 luglio 2023.
  68. ^ Emiliano Fittipaldi, Caro Renato Brunetta, chi è il somaro? Il Tribunale dà ragione all'Espresso, in l'Espresso, 13 dicembre 2013. URL consultato il 14 dicembre 2013 (archiviato il 14 dicembre 2013).
  69. ^ R.G. 19114/2009 (PDF), in Tribunale Ordinario di Roma — Prima Sezione Civile, 12 dicembre 2013. URL consultato il 14 dicembre 2013 (archiviato il 20 dicembre 2013).
  70. ^ Tommasa "Titta" Giovannoni non è solo la moglie di Brunetta, anzi..., su msn.com, 21 maggio 2021. URL consultato il 22 maggio 2021.
  71. ^ e Brunetta lanciò i DiDoRe, su arcigay.it, 17 settembre 2008. URL consultato il 5 settembre 2024.
    «Se si può creare un terreno di convergenza tra laici e cattolici, bene. Non sono credente. Ma credo nel rispetto reciproco, nel confronto, nella collaborazione. Se invece si va alla rottura, io rinuncio. Il paese ha ben altri problemi, e il lavoro non ci manca»
  72. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  73. ^ Per il volume: Renato Brunetta, Microeconomia del lavoro. Teorie e analisi empiriche, Venezia, Marsilio Editori, 1997.
  74. ^ Per il volume: Renato Brunetta, Disoccupazione, isteresi e irreversibilità. Per una nuova interpretazione del mercato del lavoro, Milano, ETASLIBRI, 1992.
  75. ^ Per il volume: Renato Brunetta, La fine della società dei salariati, Venezia, Marsilio Editori, 1994.
  76. ^ Premio Internazionale Economia, Finanza e Comunicazione Rodolfo Valentino, Albo dei premiati, su wondersanddreams.com. URL consultato il 26 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 15 gennaio 2007).
  77. ^ Premio Italia Informa 2021, su italia-informa.com. URL consultato il 21 giugno 2023.
  78. ^ Il Gala - Le Farnèse d’Or, su chambre.it. URL consultato il 23 giugno 2023.
  79. ^ Italia-Francia, assegnati i Premi Farnèse d’Or. Riconoscimento al ministro Brunetta, su funzionepubblica.gov.it. URL consultato il 22 giugno 2023.
  80. ^ Premio Camillo Cavour, su fondazionecavour.it. URL consultato il 23 giugno 2023.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]

Approfondimenti

[modifica | modifica wikitesto]


Predecessore Presidente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro Successore
Tiziano Treu dal 20 aprile 2023 in carica

Predecessore Ministro per la pubblica amministrazione Successore
Luigi Nicolais 8 maggio 2008 – 16 novembre 2011 Filippo Patroni Griffi
(Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione)
I
Fabiana Dadone 13 febbraio 2021 – 22 ottobre 2022 Paolo Zangrillo II

Predecessore Ministro per l'innovazione Successore
Luigi Nicolais 8 maggio 2008 – 16 novembre 2011 Paola Pisano

Predecessore Capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati Successore
carica istituita 22 novembre 2013 – 27 marzo 2018 Mariastella Gelmini

Predecessore Capogruppo de Il Popolo della Libertà alla Camera dei deputati Successore
Fabrizio Cicchitto 19 marzo 2013 – 22 novembre 2013 carica abolita
Controllo di autoritàVIAF (EN111118768 · ISNI (EN0000 0000 8408 415X · SBN CFIV028041 · LCCN (ENn81074199 · GND (DE124074073 · BNF (FRcb12282000x (data) · J9U (ENHE987007327902105171