Unico figlio maschio dei quattro avuti dalla pianista Teresa Macario e da Pietro Domenico Tallone, originario di Pinerolo, nasce a Savona dove è di servizio il padre, ufficiale dell'esercito piemontese. Nel 1860 la famiglia si sposta a Parma, dove Pietro dirige il Real Collegio militare ma alla sua precoce morte (nel 1863, a soli 47 anni), si trasferisce ad Alessandria, città natale della madre.
Precocemente attratto dalle arti figurative viene ammesso, dodicenne, nella bottega dell’incisore Annibale Motti e due anni dopo, presso la Scuola serale Società Operai Riuniti, in quella del pittore Pietro Sassi[1], che Cesare accompagna nei lavori di decorazione di ville della riviera ligure; riconosciuto presto il suo talento, viene aiutato dalla Municipalità di Alessandria a frequentare corsi regolari e, grazie all'aiuto dell'industriale Domenico Boratto, nel novembre 1872 viene ammesso all'Accademia di Brera[2].
Nel 1877 esordisce all'Esposizione annuale di Brera con Parte della sagrestia delle Grazie in Milano, che l'anno successivo ripresenta nella Sala nell’ex palazzo Clerici; nel 1879, anno della conclusione degli studi accademici, viene premiato per Una pia donzella difende dalla rapacità di un godo gli arredi sacri affidati alla sua custodia, dipinto storico affine allo stile e ai precetti del maestro Giuseppe Bertini e primo importante successo mediatico di Tallone, confermato nello stesso anno dalla commissione del Ritratto di Re Umberto.
Negli anni successivi viaggia tra Parigi, Londra, dove viene a contatto con la pittura di Diego Velázquez, Venezia e Roma dove studia l'arte di Tiziano e Tintoretto[5] e dal 1880 frequenta gli esponenti di spicco della scuola meridionale Vincenzo Gemito, Antonio Mancini e Francesco Paolo Michetti, mentre a Milano è ospite dello studio del maestro Francesco Hayez, che nutre grande ammirazione nel giovane pittore e del quale ritrarrà la figliastra Angelina Rossi.
All'Esposizione di Roma[6] del 1883 presenta Ritratto di Luigi Bernasconi e Una Vittoria del Cristianesimo ai tempi di Alarico, acquistato dal principe Marcantonio Borghese e distrutto nel corso della seconda guerra mondiale[7], che gli vale ulteriore notorietà nell'ambiente artistico; nel contempo, insegna alla Scuola popolare professionale gratuita di Bergamo Alta[8]
Nel 1884 ripropone alla mostra di Brera Ritratto di Luigi Bernasconi[9] e all'Esposizione di TorinoLa derelitta (Ritratto di giovane signora seduta), altra opera di successo, Ritratto di vecchio, Ritratto del capitan Fondacaro e Pittore in erba[10]. Nello stesso anno, si aggiudica il concorso per la cattedra di pittura all'Accademia Carrara di Bergamo, dove succede a Enrico Scuri; tra gli allievi Pellizza da Volpedo[11], Edoardo Berta e Clara Muller.
Nel 1886 partecipa alla mostra di Brera con Beone e Ritratto di Cesare Maironi da Ponte[12], l'anno successivo presenta all'Esposizione Nazionale Artistica di Venezia il Ritratto dell’ingegner Guglielmo Davoglio (futuro marito della sorella Linda Maria, anche lei ritratta lo stesso anno), Beone, Ritratto del colonnello Vittore Tasca e Ritratto del signor Anadone.
Il 18 aprile 1888 sposa la poetessa Eleonora Tango, figlia del nobile napoletano Vincenzo Tango[13], che gli darà nove figli dei quali Guido, che seguirà le sue orme, il liutaio Cesare Augusto[14], la pianista Giuditta[15] e l'editore Alberto[16], cui aggiungere altri due figli avuti ancora studente da Paolina Bellati, fra cui l'architetto Enea[17].
Nel 1894 espone alla Triennale di Milano con La massaia, nel 1895 entra a far parte del neonato Circolo Artistico Bergamasco[19], nel 1897 apre una scuola femminile nella sua residenza di palazzo Suardi, dato che l'accesso delle donne all'Accademia Carrara era interdetto[20].
Espone alla Biennale di Venezia il Ritratto della bambina Irene Tallone e partecipa all'Esposizione generale italiana di Torino con La pastorella, con soggetto la figlia Teresa[21][22].
Partecipa alla Mostra nazionale di Belle Arti di Milano del 1906 con Ritratto del Signor Castagna, Ritratto della Signora Gritti, Ritratto del Signor Bernasconi e Ritratto della Signora De Amorim[26].
Nel 1908 si aggiudica il Premio Principe Umberto con Ritratto della Signora Castelli[27]
«Il ritratto della Signora Castelli è opera nata ed eseguita d’un getto; ricorda quei seducenti pittori inglesi del diciottesimo secolo che accoppiavano alla rappresentazione della vita, un esteriore apparato pittorico disinvolto e fastoso; è un superbo dipinto che sintetizza le qualità dell’artista»
(Catalogo illustrato dell'Esposizione Nazionale di Belle Arti, 1908)
L'anno successivo partecipa all'Esposizione di Venezia, dove gli viene dedicata un'intera sala[28], con Ritratto della signora Paolina Nulli, Ritratto di signora, Ritratto del dottor Rocco Gritti, Ritratto della signora de Amorim, Ritratto del Signor Bernasconi e Ritratto dell'avvocato G.B. Alessi.
Nel 1912 presenta all'Esposizione Nazionale di Belle Arti di Milano il Ritratto di Ettore Baldini: con l'approssimarsi della prima guerra mondiale, le precarie condizioni fisiche si assommano al dolore per la partenza per il fronte dei quattro suoi figli maschi e di tanti suoi allievi dell'Accademia, ma prosegue l'attività artistica (Ritratto di Emilia, La figlia Giuditta) fino al marzo 1919, quando l'aggravarsi del suo stato lo costringono a lasciare l'insegnamento.
Nel 1921 viene allestita la personale celebrativa postuma Cesare Tallone presso la Pinacoteca di Brera, cone l'esposizione di 104 tele[30], allo stesso modo nel 1953 viene celebrato il centenario della sua nascita.
Nel 1995 viene allestita nella ex Chiesa di S. Agostino alla Fara di Bergamo l'esposizione Pittura a Bergamo da Tallone a Loverini.
«Cesare Tallone, savonese di nascita, ebbe naturali doti di fortissimo pittore e come tutti gli istintivi dell'800 la sua produzione è ricca di opere magistrali»
(La collezione d'arte moderna Frugone, Orlando Grosso, Rivista Municipale di Genova, febbraio 1938)
Cresciuto alla scuola di Giuseppe Bertini, che lo istruisce ai canoni artistici tradizionali[1], se ne distacca definendo precocemente un proprio stile nel quale accoglie sia nuovi precetti contemporanei (l'amicizia con Antonio Mancini ha un'influenza sulla sua attività artistica[31]), che i principi classici, guidato dagli insegnamenti di Francesco Hayez e affascinato dalle opere di Diego Velázquez[32], che conosce nei musei di Londra, oltre a sviluppare la prerogativa di dipingere con estrema velocità ed espressività[33].
La prima affermazione di Tallone è comunque legata a un dipinto storico di imponenti dimensioni (3 x 6 metri), Un trionfo del Cristianesimo al tempo di Alarico del 1883, presentato all'Esposizione di Belle Arti in Roma e acquistato dal principe Marcantonio Borghese e che rispecchia pienamente gli insegnamenti del maestro Bertini[34].
Da questo momento la sua attività sarà principalmente focalizzata sulla ritrattistica a partire dai dipinti su commissione di reali, alta borghesia, artisti in voga, realizzati per ricavarne fama e denaro e delineati da una forte personalità espressiva e introspezione psicologica[35] (Ritratto di Sua Maestà la Regina Margherita, Ritratto di Re Umberto, Ritratto di Maria Gallavresi, Ritratto di Lyda Borelli, Ritratto del signor Bernasconi Luigi, acquistato dal Ministero della Pubblica Istruzione e definito da Primo LeviOpera destinata a fare epoca[36]), da opere dove viene riprodotta con romanticismo l'intimità della sua cerchia familiare (I due cugini, Ritratto di Linda Maria Tallone, Ritratto di Irene Tallone) e da scene di genere (La pastorella, Il beone, La massaia).
Notevole anche la produzione paesaggistica del periodo bergamasco, apprezzata dalla critica per la delicatezza del tratto e dall'artista per la libertà scelta nei temi e la possibilità di sperimentare[34], derivata dalla frequentazione con Telemaco Signorini e gli altri artisti Macchiaioli che dipingono en plein air in campagna o in marina[37].
«Ottenere la maggiore illusione possibile con la forza del chiaroscuro e del colore, ricreare il vero sulla tela; ecco un'aspirazione costante della sua pittura...collocava il telaio di fianco al quadro vivente e non era contento se non quando, osservati da lontano, il dipinto potesse reggere al terribile confronto. Non bisogna pensare a Tallone solo ritrattista, ma egli è anche forte paesista; anche in questo ramo dell'arte sua si può notare l'aristocrazia della tinta, la scioltezza della pennellata rapida, la sicurezza della forma, il senso dell'aria e della luce. Nelle sue opere più sentite e profonde, egli raggiunge l'altezza dei grandi antichi e di queste opere dobbiamo principalmente tener conto nel valutar il merito del loro autore; a queste dirigere una speciale attenzione, da queste dedurre che egli ci ha lasciato un magnifico esempio di robusta salute estetica»
(Emporium, Vespasiano Bignami, Istituto Arti Grafiche Bergamo, 1921, pp. 339)
A partire dal 1884, anno in cui viene nominato titolare della Cattedra di Pittura dell'Accademia Carrara, Tallone si immedesima completamente nei suoi ruoli di insegnante ed educatore dedicando tempo e risorse ai suoi allievi, tra i quali Pellizza da Volpedo che definisce la sua scuola bottega rinascimentale e che trae dal maestro i precetti di esecuzione dal vero e con tonalità ampiamente luminose, secondo i canoni della pittura del realismo[38].
«Mi esortava a emulare la potenza plastica dei grandi pittori antichi perché, egli diceva, il senso plastico ora smarrito è la virtù prima su cui bisogna riportare la pittura moderna. E di questo senso plastico egli aveva trovato per istinto il profondo filone. Michelangelo da Caravaggio e Velazquez erano i pittori da lui preferiti e non tralasciava mai di raccomandarmi di studiare le loro opere»