Charles Méré fu una figura emblematica della vita culturale della Francia, dagli anni venti agli anni cinquanta.[1]
Charles Méré è stato un uomo versatile: critico teatrale per numerosi quotidiani quali Comoedia, Excelsior, Aujourd'hui, drammaturgo, sceneggiatore, regista e infine produttore (Minerva Film).[1]
Fu presidente della Société des auteurs et compositeurs dramatiques (SACD) dal 1929 al 1944,[2] in cui si è impegnato per la difesa e la modernizzazione del diritto d'autore.[1]
Negli ultimi anni di carriera collaborò con l'Unione europea delle Società di autori e compositori, attraverso la quale diffuse scambi culturali internazionali.[1]
Si dedicò al teatro non solamente come scrittore, ma anche come fondatore di un Nouveau Théâtre d'Art, nel 1906.[3]
Le opere teatrali, ispirate da Henri Bernstein e Henry Kistemaeckers, aggiornarono lo stile dell'antico melodramma alle innovazioni del Novecento: grandi effetti, personaggi delineati con energia, ambienti che affascinano il pubblico piccolo borghese, rappresentando un mondo di opulenza e di spensieratezza, scenate brutali.[3]
La captive (1920) e Le lit nuptial (1926) sono fra i suoi successi più clamorosi.[3]
Charles Méré ha co-diretto due film e circa quindici film sono stati realizzati con le sue opere o con adattamenti di altri autori,[2]partecipando sia a film muti sia a film sonori;[1]risultò uno dei sceneggiatori di Goupi-mains-rouges di Jacques Becker.[3]
Charles Méré è il padre del regista e sceneggiatore Pierre Méré.[2]
Charles Méré è morto il 2 ottobre 1970 a Parigi, all'età di 87 anni.[4]