Di famiglia Aragonese, figlio del professionista Luis Marquina y Dutú e di Eduarda Angulo, Eduardo Marquina effettuò i suoi studi a Barcellona, dapprima dal 1886, nelle scuole francescane e gesuite, avvicinandosi alla lettura dei suoi autori preferiti, tra i quali Miguel de Unamuno, Joan Maragall, e tra gli stranieri, Henrik Ibsen, Lev Tolstoj, Gabriele D'Annunzio, Paul Verlaine,[2] e successivamente, nel 1896 si iscrisse alla Facoltà di Filosofia e Letteratura, che però abbandonò poco dopo per
lavorare come impiegato, con incarichi commerciali, nella stessa compagnia chimica in cui lavorava il padre.[2]
Eduardo Marquina si sposò il 18 giugno 1903 con Mercedes Pichot nella chiesa di Santa Maria del Mar a Barcellona, negli stessi anni in cui collaborò con riviste letterarie, quali La Publicidad, dove pubblicò i suoi primi lavori.[3]
Anche se in gioventù scrisse un dramma lirico in catalano (Emporium, 1906), compose tutte le altre sue opere in castigliano e in particolare nei suoi drammi storici è stato il cantore della Spagna mistica e imperialista.[4]
Durante la sua carriera Eduardo Marquina si dedicò con grande passione al teatro per restituire alle rappresentazioni castigliane argomenti profondi, e per questo scrisse drammi lirici di argomento storico,[5] come Le figlie del Cid (Las hijas del Cid, 1908), Dona Maria la Brava (Doña María la Brava, 1909), Nelle Fiandre è tramontato il sole (En Flandes se ha puesto el sol, 1910), I fiori di Aragona (Las Flores de Aragón, 1914),[1]Ebora (1920),[4] ambientato ai tempi
dell'epoca romana, Teresa di Gesù (Teresa de Jesús, 1932).[5]
Comunque Eduardo Marquina realizzò anche commedie sentimentali, tra le quali Quando sbocciano le rose (Cuando florescan los rosales, 1914) e Lo strano (La estraña, 1921).[1]
La sua poesia delle Odi (Odas, 1900), I raccolti (Las vendimias, 1901), Egloghe (Èglogas, 1902), Elegie (Elegías, 1905 e 1912), Vendemión (1909), Canzoniere del momento (Cancionero del momento, 1910), Terra di Spagna (Tierras de España, 1914), Juglarias (1914) fu ispirata e influenzata dallo stile di Rubén Darío, oltre che dai classici.[1][5][4]
Durante la sua carriera ottenne un buon successo che confermò anche nelle sue ultime opere: La vita è mia (La vida es mía, 1928), Il monaco bianco (El monje blanco, 1930), Fontana nascosta (Fuente escondida, 1931).[1]
Nel giugno 1946 Eduardo Marquina fu nominato ambasciatore straordinario per assistere all'insediamento del nuovo presidente della Colombia; visitò altre repubbliche ispano-americane, dove tenne conferenze, e morì improvvisamente a New York il 21 novembre 1946 a causa di problemi cardiaci, quando stava per tornare in Spagna.[4][2]