Iniziò la sua carriera nella zona di occupazione sovietica che diventò la Berlino Est. Dopo il divieto di pubblicazione imposto dalla DDR nel 1951, le sue opere furono pubblicate nella Germania Ovest, dove si trasferì nel 1964, stabilendosi a Monaco. Apertamente lesbica, i suoi lavori sono contraddistinti dal black humor e dall'ironia.
Figlia illegittima, Christa venne cresciuta nella Berlino est dalla madre, Wilhelmine Reinig, che lavorava come donna delle pulizie.[1] Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, lavorò come trümmerfrau[2] e, in seguito, come operaia in una fabbrica. Negli anni quaranta passò un periodo della sua vita a vendere fiori sulla Alexanderplatz.[3] Negli anni cinquanta ottenne il diploma presso una scuola serale e proseguì i suoi studi in storia dell'arte e archeologia cristiana presso l'Università Humboldt di Berlino.[4]
Il suo debutto letterario avvenne sul finire degli anni quaranta, sulla rivista di satira della Repubblica democratica tedescaUlenspiegel,[5] sotto le pressioni di Bertolt Brecht;[6] successivamente lavorò per la stessa rivista come editor. Nel 1946 pubblicò il suo romanzo d'esordio, Ein Fischerdorf. A causa del suo atteggiamento anticonformista, dal 1951 le venne vietata ogni pubblicazione all'interno della Germania dell'Est, in conformità alle leggi sulla circolazione dei testi letterari imposte dal SED ("Sozialistische Einheitspartei", il Partito Socialista Unitario).[6]
Nel 1956 la sua opera Ballade vom blutingen Bomme ("La ballata del sanguinante Bomme") pubblicata per la prima volta nel 1952 nel primo numero della rivista Akzente[7] venne inclusa nell'antologia Transit di Walter Höllere, attirando le attenzioni dei lettori nella Repubblica Federale Tedesca. Nel 1963 venne descritta come "uno strano mix di amichevole cinismo e di tristezza senza fine".[8]
In questo periodo entrò a far parte del Gruppe Zukunftsachlicher Dichter (scrittori orientati verso il futuro), un gruppo di autori della Berlino Ovest, e continuò a pubblicare storie e poesie attraverso case editrici della Repubblica Federale Tedesca.[1]
Nel 1964, dopo la morte della madre, Christa si recò nella Germania dell'Ovest per ricevere il Premio letterario della città di Brema e decise di stabilirsi lì, trasferendosi a Monaco.
Nel 1971 si ruppe il collo dopo una caduta da una scala a chiocciola e le inadeguate cure mediche che ricevette la resero disabile.[9] Da quel momento in poi poté sopravvivere solo grazie a un sussidio governativo.[5]
Morì il 30 settembre 2008 in un ospizio nel quale si era trasferita all'inizio dello stesso anno. Lasciò le sue carte al German Literature Archive (l'archivio della letteratura tedesca) a Marbach am Neckar.[10]
Christa Reinig iniziò la sua carriera letteraria come poetessa. Le sue opere sono caratterizzate da figure allegoriche e da rimandi metafisici,[3][5] oltre che dal black humor e dal sarcasmo.[7] Le sue prime poesie, pubblicate nella Repubblica Democratica Tedesca vennero considerate politicamente sospette a causa del pessimismo e dei sentimenti di straniamento che trasparivano dai suoi versi.[4]
La sua prima storia venne pubblicata nel 1946 col titolo Ein Fischerdorf ("Un villaggio di pescatori").[6] Nel periodo fra il 1949 e il 1951 i suoi racconti si focalizzavano su un tema ricorrente: donne che vivevano e lavoravano in assenza di uomini. Questo tema sarebbe tornato poi di centrale importanza nelle sue opere solo 25 anni dopo, nel 1974, con la pubblicazione dell'opera autobiografica Die himmlische und die irdische Geometrie, "La geometria celeste e terrestre".[1] In questo libro, composto da diversi episodi collegati fra di loro, l'autrice dà forma alla propria interiorità attraverso l'utilizzo di dialoghi fra Immanuel Kant e il marchese de Sade o fra Satana e Johann Sebastian Bach.[4][9]
In questo periodo Christa divenne famosa anche per i suoi lavori di traduzione dal russo.[6]
La sua ultima pubblicazione, nel 2006, è un volume di riflessioni filosofiche intitolato Das Gelbe vom Himmel ("Il giallo dal paradiso").[5]
Negli anni settanta, soprattutto dopo la pubblicazione del romanzo Die Entmannung ("L'evirazione", 1976), diviene famosa come femminista per le sue denunce dell'ideologia patriarcale, assecondata non solo dagli uomini ma spesso anche dalle donne.[1] L'autrice si ispirò per questa opera a un episodio di cronaca dell'epoca: due donne, amanti, erano state condannate all'ergastolo per aver assoldato un sicario per uccidere il marito di una delle due. Il caso suscitò l'indignazione e l'oltraggio di molte donne tedesche e la stessa Reinig citò l'episodio come la causa scatenante della sua conversione al femminismo.[11]
La sua fama di femminista portò al suo coming out, nel 1979, attraverso la sua raccolta di poesie Müßiggang ist aller Liebe Anfang ("L'ozio è il principio di ogni amore"), nella quale per la prima volta dichiarava la sua omosessualità[1] Inoltre, nel 1986, in una sua intervista con Marie Luise Gansberg, dichiarò: "ich bin lesbische Schriftstellerin, so gut wie ich weibliche Schriftstellerin bin" ("sono una scrittrice lesbica, tanto quanto sono una scrittrice donna").[1]
Nel 1982, con l'uscita della raccolta Die ewige Schule ("La scuola infinita"), Reinig pubblicò il racconto Ein Sonntag im Krieg ("Una domenica durante la guerra"), le cui protagoniste femminili riflettono la condizione della donna all'interno di una società misogina. Questi personaggi vengono rappresentati come delle vittime, ma non sono necessariamente considerati innocenti: in un certo senso l'autrice accusa le donne di essere complici della loro stessa oppressione.[12]
Il suo romanzo Die Entmannung è stato descritto come la "grottesca punta della lancia del femminismo".[3]
Partecipò attivamente al movimento femminista fra gli anni settanta e gli ottanta, periodo che coincise con il suo periodo di maggiore produttività, per distaccarsene successivamente, alla fine degli anni ottanta.[1][13]
Nella prefazione della raccolta di poesie Müßiggang ist aller Liebe Anfang scrisse: "Manchmal / ist mir das schwule hemd / näher / als der feministische rock" ("A volte la maglietta gay mi calza meglio della gonna femminista").[14]
^Le Trümmerfrauen, letteralmente "donne delle macerie" - per la maggior parte vedove o i cui mariti erano assenti - erano donne che dopo la seconda mondiale si dedicavano alla ricostruzione delle città tedesche e austriache riutilizzando le macerie di edifici bombardati.
«Questa poesia nella sua straordinaria miscela di cinismo amichevole e di tristezza senza fine ha lasciato dietro di sé una gran parte delle oltre trecento poesie di giovani autori tedeschi raccolte da Höllerer, come fossero arte priva di oggetto.»
^abRicarda Schmidt, "Sockelfigur am 'gußeisernen Paradepferd der Weltgeschichte': Christa Reinigs autobiographischer Roman Die himmlische und die irdische Geometrie als 'Weibsgeschichte' aus der Zeit des kalten Krieges", The German Quarterly 72.4 (Fall 1999) 362–76, (DE)
^ Kathleen Komar, Klytemnestra in Germany: Re-Visions of a Female Archetype by Christa Reinig and Christine Brückner, in The Germanic Review, vol. 69, n. 1, 1994.
^Cathrin Winkelmann, "Christa Reinig's Lesbian Warriors: One Sunday During the War of the Genders", in Queering the Canon: Defying Sights in German Literature and Culture, ed. Christoph Lorey and John L. Plews, Studies in German literature, linguistics, and culture, Columbia, South Carolina: Camden House, 1998, ISBN 978-1-57113-178-2, pp. 234–47, p. 238.
«Reinig seems to aknowledge that althought women in this text are portrayed as victims, they are not necessarily or always innocent»
^ Michael Dallapiazza, Claudio Santi, Tra "Fine del mondo" e nuovo inizio, in Storia della letteratura tedesca. 3. Il Novecento, Laterza, 2007, ISBN88-420-6320-7.
^Cathrin Winkelmann,"Christa Reinig's Lesbian Warriors: One Sunday During the War of the Genders", in Queering the Canon: Defying Sights in German Literature and Culture, ed. Christoph Lorey and John L. Plews, Studies in German literature, linguistics, and culture, Columbia, South Carolina: Camden House, 1998, ISBN 978-1-57113-178-2, pp. 234–47, p. 234.
«Sometimes the gay shirt is closer to me than the feminist skirt»
(EN) Bammer Angelika, Testing the Limits: Christa Reinig's Radical Vision, in Women in German Yearbook: Feminist Studies in German Literature & Culture, vol. 2, 1986, pp. 107-127.
(EN) Dahlke Birgit, Tate Dennis e Woods Roger, Dismembering the Past, Remembering the Self: An Interrogation of Disability Narratives by Luise Habel and Christa Reinig, in German Life Writing in the Twentieth Century, Camden House, Boydell & Brewer, 2010, ISBN978-1-57113-313-7, OCLC648932721.
(EN) Komar Kathleen, Klytemnestra in Germany: Re-Visions of a Female Archetype by Christa Reinig and Christine Brückner, in The Germanic Review, vol. 69, n. 1, 1994.
(DE) Lorenz Dagmar G.C., Humor bei Zeitgenössischen Autorinnen, in The Germanic Review, vol. 62, n. 1, 1987, pp. 136-142.
(EN) Lorey Christoph e Plews John L., Queering the Canon: Defying Sights in German Literature and Culture, Columbia, SC: Camden House, 1998, ISBN978-1-57113-178-2, OCLC37836795.
(DE) Schmidt Ricarda, Sockelfigur am "gußeisernen Paradepferd der Weltgeschichte": Christa Reinigs autobiographischer Roman. Die himmlische und die irdische Geometrie als "Weibsgeschichte" aus der Zeit des kalten Krieges, in The German Quarterly, vol. 72, n. 4, 1990, pp. 362-376.
(EN) Encyclopedia of Contemporary German Culture, a cura di Sandford John, New York, Routledge, 2001, ISBN978-0-415-24588-3, OCLC48138199.