Abbazia territoriale di Montevergine

Abbazia territoriale di Montevergine
Abbatia Territorialis Montisvirginis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Benevento
Regione ecclesiasticaCampania
 
Mappa della diocesi
 
AbateRiccardo Luca Guariglia, O.S.B.
Vicario generaleAndrea Davide Cardin, O.S.B.
Presbiteri13, di cui 3 secolari e 10 regolari
16 battezzati per presbitero
Religiosi13 uomini, 3 donne
 
Abitanti220
Battezzati213 (96,8% del totale)
StatoItalia
Superficie3 km²
Parrocchie1
 
Erezione8 agosto 1879
Ritoromano
CattedraleSanta Maria di Montevergine
IndirizzoVia Loreto 1, 83013 Montevergine [Avellino], Italia
Sito webwww.santuariodimontevergine.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
Il palazzo abbaziale di Loreto a Mercogliano.
San Guglielmo da Vercelli, fondatore dell'abbazia di Montevergine.
Il cardinale Ludovico Scarampi Mezzarota, abate commendatario di Montevergine dal 1443 al 1465.

L'abbazia territoriale di Montevergine (in latino: Abbatia Territorialis Montisvirginis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Benevento appartenente alla regione ecclesiastica Campania. Nel 2021 contava 213 battezzati su 220 abitanti. È retta dall'abate Riccardo Luca Guariglia, O.S.B.

Fino al 2005 l'abbazia territoriale di Montevergine estendeva la sua giurisdizione su 9 parrocchie[1] nei comuni di Mercogliano, Ospedaletto d'Alpinolo, Sant'Angelo a Scala e Summonte, cedute alla diocesi di Avellino.

Con il decreto Montisvirginis venerabilis Abbatia della Congregazione per i vescovi, il territorio è stato limitato al solo monastero verginiano e al palazzo abbaziale di Loreto a Mercogliano.

All'interno del monastero si trova la cattedrale dedicata a Santa Maria di Montevergine, che è anche l'unica parrocchia dell'abbazia territoriale.

L'abbazia di Montevergine venne fondata da Guglielmo da Vercelli nel 1119[2]; la chiesa costruita dal santo venne solennemente consacrata nel 1124 da Giovanni, vescovo di Avellino.[3] Lo stesso vescovo, nel mese di maggio 1126 concesse al monastero verginiano e alle sue dipendenze l'esenzione dalla giurisdizione dei vescovi avellinesi[4], privilegio confermato dai successori Roberto nel 1133[5] e Guglielmo nel 1185[6]. Più importanti furono le bolle pontificie che eressero l'istituzione in abbazia nullius immediatamente soggetta alla Santa Sede, estendendo l'esenzione già concessa dai vescovi avellinesi a tutte le dipendenze presenti nelle altre diocesi: si conoscono le bolle dei papi Alessandro III (1161-1173), Lucio III (1181-1185), Celestino III (1197), Innocenzo III (1209),[7] Alessandro IV (1261) e Urbano IV (1264).[8]

In poco tempo, grazie anche alla munificenza di re e imperatori, l'abbazia ampliò i propri possedimenti. «Ben presto alle dipendenze del monastero di Montevergine sorsero molti altri monasteri, sviluppandosi in tal modo la Congregazione verginiana. I secoli XII-XIV segnarono il massimo splendore di questo istituto: papi, re, principi e grandi feudatari fecero a gara nell'arricchire Montevergine chi di beni spirituali, chi di munifici doni, chi di larghi feudi e di protezione sovrana.»[9]

A questo periodo di splendore e grandezza seguì un periodo di decadenza, che coincise con la cessione dell'abbazia a cardinali che ressero l'istituzione in qualità di abati commendatari, spogliando e depauperando i beni e i possedimenti dell'abbazia. Nel 1515 il cardinale Luigi d'Aragona cedette la commenda agli amministratori dell'ospizio della Santissima Annunziata di Napoli.[10]

Questa situazione di declino ebbe termine il 27 agosto 1588 con il breve apostolico Dudum felicis recordationis di papa Sisto V che pose fine al regime della commenda, reintegrò l'abbazia e la Congregazione virginiana nella loro piena indipendenza, e restaurò tutti i loro privilegi ed esenzioni. Gli abati generali della Congregazione virginiana divennero contestualmente abati ordinari dell'abbazia nullius. «Dopo la commenda si aprì una fase di lenta e laboriosa rinascita, affidata ad abati di nomina triennale che cercarono di adeguare la cura pastorale alle prescrizioni tridentine».[8]

In questo compito gli abati si affidarono in particolare alla convocazione periodica di sinodi diocesani, per la gestione del santuario di Montevergine e delle parrocchie che ne dipendevano. Si conoscono diversi sinodi, tra cui quello celebrato il 19 giugno 1717 da Gallo Gallucci, abbate generali benedictine Congregationis Montis Virginis et Ordinario ejusdem dioecesis, e quello indetto nel mese di marzo 1829 dall'abate Raimondo Morales, a cui spettò il compito di restaurare l'abbazia dopo le soppressioni e gli incameramenti dell'epoca napoleonica.

Tra il 1733 e il 1749 fu costruito a Mercogliano il nuovo palazzo della curia abbaziale, chiamato palazzo di Loreto.

L'8 settembre 1879 ebbe termine la Congregazione verginiana, che fu alla unita alla Congregazione cassinese della primitiva osservanza, oggi nota come Congregazione sublacense. L'abbazia di Montevergine mantenne tuttavia il suo status di abbazia nullius, regolato dal Codice di diritto canonico del 1917.

«La pastorale nel XX secolo era una delle questioni più urgenti da affrontare, come dichiara la relazione conseguente alla visita apostolica del 1906. Il popolo era trascurato da un clero non all'altezza del suo compito, a sua volta trascurato dall'abate a vantaggio dei monaci, soprattutto per quanto riguardava la formazione. L'abate Ramiro Marcone aprì definitivamente il seminario nel 1919, costruì l'orfanotrofio "Maria Santissima di Montevergine" in Mercogliano e pose la prima pietra della nuova cattedrale, benedetta e aperta al culto nel 1961 dal successivo abate Tranfaglia; fondò la congregazione delle suore benedettine della Madonna di Montevergine, di diritto diocesano, che si occupava dell'orfanotrofio; istituì l'Azione Cattolica nel 1919.»[8]

È noto che all'interno dell'abbazia di Montevergine fu segretamente nascosta dal 1939 al 1946 la Sindone di Torino. Per un accordo fra Vittorio Emanuele III e papa Pio XII, la reliquia fu trasferita nel santuario, sia per proteggerla dai bombardamenti, sia per nasconderla ad Adolf Hitler che ne era ossessionato e che la voleva sottrarre.

Il 15 ottobre 1979, in seguito ad alcune modifiche territoriali che coinvolsero diverse giurisdizioni ecclesiastiche campane stabilite dal decreto Quo uberius della Congregazione per i vescovi, l'abbazia territoriale cedette alla diocesi di Avellino due parrocchie situate nello stesso comune di Avellino e all'arcidiocesi di Benevento tre parrocchie site nel comune di San Martino Sannita, acquisendo contestualmente le parrocchie di Sant'Angelo a Scala (dall'arcidiocesi di Benevento) e di Summonte (dalla diocesi di Avellino).[11]

Il 15 maggio 2005 con il decreto Montisvirginis venerabilis Abbatia della stessa Congregazione per i vescovi l'abbazia, pur conservando il privilegio della territorialità, ha ceduto la cura pastorale delle parrocchie alla diocesi di Avellino.[12]

Nel 2006 l'abate Tarcisio Giovanni Nazzaro ha dato le dimissioni a causa dei profondi dissesti finanziari che hanno scosso l'amministrazione del santuario.[13]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Abati claustrali

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  • Beato Alberto † (prima di agosto 1129 - dopo maggio 1142)[14]
  • Alferio † (prima di febbraio 1144/45 - dopo novembre 1160)[14]
  • Roberto I † (prima di aprile 1161 - dopo febbraio 1172)[14]
  • Beato Giovanni I † (prima di agosto 1172 - dopo gennaio 1191)[14]
  • Daniele † (prima di agosto 1191 - agosto 1196)[14]
  • Eustasio † (settembre 1196 - maggio/luglio 1197)[14]
  • Gabriele I † (maggio/luglio 1197 - ottobre/novembre 1199)[14]
  • Guglielmo II[15] † (novembre 1199 - agosto 1200)[14]
  • Roberto II † (novembre 1200 - ottobre 1206)[14]
  • San Donato † (dicembre 1206 - dopo il 1219)[14]
  • Giovanni II † (prima di settembre 1220 - dopo ottobre 1226)[14]
  • Giovanni III † (prima di marzo 1229 - dopo marzo 1256)[14]
  • Gabriele II †
  • Guglielmo III †
  • Leone †
  • Marino †
  • Bartolomeo I †
  • Giovanni IV †
  • Beato Bernardo †
  • Guglielmo IV †
  • Romano †
  • Pietro I †
  • Filippo I †
  • Pietro II Ansalone † (1349 - 1382)[16]
  • Bartolomeo II † (? - 1390 deposto)
  • Padullo di Tocco † (1390 - ?)
  • Palamede dell'Anno † (1413 - 1430)

Abati commendatari

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Abati ordinari

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L'abbazia territoriale nel 2021 su una popolazione di 220 persone contava 213 battezzati, corrispondenti al 96,8% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 9.607 9.607 100,0 53 18 35 181 56 54 10
1970 9.980 9.990 99,9 45 12 33 221 34 57 10
1980 9.000 9.010 99,9 35 10 25 257 34 61 8
1990 9.902 9.912 99,9 31 8 23 319 31 56 8
1998 13.948 14.098 98,9 23 9 14 606 24 32 8
1999 14.800 15.000 98,7 24 11 13 616 22 30 9
2000 15.400 15.573 98,9 21 9 12 733 21 27 9
2001 15.000 15.500 96,8 19 9 10 789 19 26 9
2002 15.000 15.500 96,8 20 11 9 750 17 25 9
2003 15.000 15.600 96,2 22 14 8 681 1 11 19 9
2004 15.800 16.000 98,8 22 12 10 718 12 26 9
2007 16.500 17.280 95,5 16 8 8 1031 14 15 1
2013 232 232 100,0 12 3 9 19 23 4 1
2016 225 225 100,0 12 12 18 18 3 1
2019 215 222 96,8 13 3 10 16 13 3 1
2021 213 220 96,8 13 3 10 16 13 3 1
  1. ^ L'elenco delle parrocchie è pubblicato in AAS 97 (2005), pp. 794-795.
  2. ^ Zigarelli, Storia della cattedra di Avellino, I, p. 70. Kehr, Italia pontificia, IX, p. 129.
  3. ^ Tranfaglia, L'Italia benedettina, p. 381.
  4. ^ Il decreto vescovile in: Zigarelli, Storia della cattedra di Avellino, I, pp. 72-77.
  5. ^ Zigarelli, Storia della cattedra di Avellino, I, pp. 83-88.
  6. ^ Zigarelli, Storia della cattedra di Avellino, I, pp. 108-111.
  7. ^ Kehr, Italia pontificia, IX, pp. 130-131.
  8. ^ a b c Dal sito Beweb - Beni ecclesiastici in web.
  9. ^ Le origini del monastero dal sito web dell'abbazia.
  10. ^ Tranfaglia, L'Italia benedettina, p. 400.
  11. ^ (LA) Decreto Quo uberius, AAS 71 (1979), pp. 1363-1364.
  12. ^ (LA) Decreto Montisvirginis venerabilis Abbatia, AAS 97 (2005), pp. 794-795.
  13. ^ Adista, 28 novembre 2006
  14. ^ a b c d e f g h i j k l Potito D'Arcangelo, Ecclesia Sancte Marie Montis Virginis. La Congregazione verginiana dalle origini all'età sveva, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno accademico 2010-2011, p. 193.
  15. ^ A questo abate viene assegnato normalmente il numero II, benché il fondatore, Guglielmo da Vercelli, non fu mai abate di Montevergine.
  16. ^ Pietro II e i successivi abati claustrali furono nominati direttamente dai romani pontefici.
  17. ^ Nel 1651 fu nominato vescovo di Lacedonia.
  18. ^ Moroni, p . 247.
  19. ^ Già amministratore apostolico dal 31 agosto 1968.
  20. ^ Già amministratore apostolico dal 1976.
  21. ^ Già amministratore apostolico dal 15 novembre 2006.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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