Cantieri Riuniti dell'Adriatico C.R.D.A. | |
---|---|
Stato | Italia |
Forma societaria | società per azioni |
Fondazione | 1930 a Trieste |
Chiusura | 1966 (confluita in Italcantieri) |
Sede principale | Trieste |
Gruppo | Finmeccanica |
Settore |
|
I Cantieri Riuniti dell'Adriatico furono una società italiana operante nel settore delle costruzioni navali mercantili e militari, dei grossi motori Diesel, caldaie e turbine per la propulsione navale e per usi civili, degli aeroplani, di materiale rotabile ferroviario e di prodotti di elettromeccanica.
Trieste sin dalla seconda metà del XIX secolo venne individuata come luogo strategico per la costituzione di officine e cantieri navali in funzione di un porto che nel giro di pochi anni divenne il principale approdo dell'impero austroungarico e l'industriale austriaco Georg Strudthoff vi impiantò la “Fabbrica Macchine Sant'Andrea” per la produzione di macchine a vapore, mentre negli stessi anni venne costituito il “Cantiere San Marco”.
Nel 1857 lo stesso Strudthoff costituì sull'arenile di Muggia il “Cantiere San Rocco” che, con la “Fabbrica Macchine Sant'Andrea” confluì nello “Stabilimento Tecnico Triestino” che, a sua volta, negli anni 1890, rilevò il “Cantiere San Marco”, divenendo un soggetto industriale di grande rilevanza.
Dal 1907 si aggiunse un nuovo impianto, progettato e finanziato dalla famiglia Cosulich, proprietaria di una compagnia di navigazione. Il cantiere, ufficialmente costituito a Monfalcone il 3 aprile 1908, assunse la denominazione di Cantiere Navale Triestino.
La famiglia Cosulich originaria di Lussinpiccolo aveva dato inizio alla propria attività armatoriale dal 1857 e nel 1890 trasferì la sede della compagnia a Trieste, dando impulso all'espansione della propria flotta con l'acquisto di diversi piroscafi e fondando nel 1903 la compagnia di navigazione "Unione Austriaca di Navigazione dell'Austro Americana e dei Fratelli Cosulich", i cui piroscafi cominciarono a collegare regolarmente Trieste con il Nord e il Sud America.
Durante la prima guerra mondiale parte della flotta della compagnia venne distrutta insieme ai cantieri di Monfalcone dove erano costruite le navi della compagnia. Terminato il conflitto con il passaggio di Trieste all'Italia la compagnia passata sotto giurisdizione italiana assunse la denominazione Cosulich Società Triestina di Navigazione.
I cantieri di Monfalcone ripresero le attività e la compagnia cominciò a essere conosciuta nel mondo come Cosulich Line. Nei primi mesi del 1928 la Banca Commerciale Italiana cedette il pacchetto azionario del Lloyd triestino di navigazione alla Cosulich Line che in tal modo riuscì a impossessarsi della quasi totalità delle azioni del Lloyd Triestino. Negli anni trenta la Cosulich Line e il Lloyd Triestino per ordine del Governo sarebbero confluite nella società Italia Flotte Riunite il cui coordinamento e controllo era sotto le giurisdizione di una finanziaria a controllo statale, la Finmare.
Significative costruzioni del cantiere furono quelle dei transatlantici Saturnia, Vulcania, Neptunia e Oceania.
Nel 1923 furono aperte le Officine Aeronautiche in quanto la famiglia Cosulich aveva rivolto il suo interesse alla navigazione aerea ed era proprietaria dal 1921 della Società Italiana Servizi Aerei (SISA), nata con lo scopo di gestire una scuola di volo per piloti di idrovolanti civili e militari, oltre che per effettuare voli turistici, pubblicitari e di collegamento tra le città italiane diventando così una delle prime compagnie aeree commerciali italiane.
Nei primi anni di attività la direzione tecnica e progettuale venne affidata all'ingegner Raffaele Conflenti, il quale venne successivamente affiancato in qualità di vicedirettore tecnico da un giovane Filippo Zappata, allora ventinovenne e fresco di studi, ma già in grado di mettersi in luce per le sue qualità. I progetti di Conflenti, pur essendo di indubbia qualità, rimanevano legati a soluzioni consolidate, che pagavano la loro affidabilità con il rischio di divenire rapidamente obsoleti, questo a causa del fervore nell'evoluzione tecnica progettuale internazionale tipica di quegli anni. Anche per questo al giovane Zappata, nei tre anni di permanenza all'azienda, venne affidato il Reparto Sperimentale oltre a ricoprire un importante ruolo organizzativo nell'Ufficio Tecnico. Il personale specializzato in campo aeronautico, come piloti collaudatori, montatori e motoristi, venne reclutato principalmente dalla SISA mentre le maestranze vennero prelevate dall'attività cantieristica, portando con loro tutta l'esperienza carpentieristica necessaria alla realizzazione degli scafi in legno e di costruzione metallica.
In quel contesto vennero avviati alla produzione numerosi velivoli, sia a uso civile sia militare, inizialmente assumendo l'originaria sigla CNT e che successivamente assunse la definitiva CANT, ovvero Cantieri Aeronautici e Navali Triestini. Il primo velivolo di successo uscito dalle officine di Monfalcone fu il biplano trimotore CANT 6, successo continuato in campo militare con i modelli CANT 7 e CANT 18, utilizzati dal 1923 nelle scuole di volo della neonata Regia Aeronautica, e in campo civile con i CANT 10 e CANT 22, utilizzati dal 1926 per i primi servizi di linea.
La SISA sarebbe stata successivamente assorbita dalla Società Aerea Mediterranea (SAM) all'inizio degli anni trenta, a sua volta confluita, nel 1934, nella società statale Ala Littoria.
Il 18 settembre 1930 si costituì la società anonima per azioni Cantieri Riuniti dell'Adriatico (C.R.D.A.), con sede a Trieste dalla fusione dello Stabilimento tecnico triestino e Cantiere navale triestino. Presidente della società l'ammiraglio Umberto Cagni.
La società risultava così articolata:
Tra le società affiliate, si ricordano:
I Cantieri Riuniti dell'Adriatico contribuirono inoltre anche all'istituzione dell'Ufficio Tecnico di Unificazione Navale (UNAV) con sede a Genova.
Nel 1933 i Cantieri Riuniti dell'Adriatico entrarono nell'orbita dell'IRI. Nello stesso anno le Officine Aeronautiche furono riorganizzate e potenziate e nel 1935-1936 fu appositamente allestito l'aeroporto di Ronchi dei Legionari, dove poter testare i nuovi modelli CANT. Inoltre tra il 1926 e il 1935 furono realizzati presso i cantieri CRDA CANT di Monfalcone circa 140 velivoli su licenza SIAI e gli aerei usciti dalle officine conquistarono 40 record mondiali, mentre per volere di Italo Balbo il capo designer diventò Filippo Zappata che aveva lavorato con Louis Blériot nell'azienda francese che portava il suo nome, la Blériot Aéronautique.
La società, grazie all'integrazione tra gli stabilimenti di Monfalcone, Trieste, Venezia e Pola, diede luogo a un polo navalmeccanico all'avanguardia nella produzione di motori, macchine elettriche e velivoli che arrivò a contare nel periodo prebellico oltre 12 000 dipendenti.
La gestione della famiglia Cosulich durò incontrastata fino al 1933, quando i Cantieri Riuniti dell'Adriatico entrarono nell'orbita dell'IRI, tuttavia i Cosulich continuarono a godere la massima fiducia della nuova proprietà, tanto da rimanere alla direzione del cantiere fino al 1949, anno della morte di Augusto Cosulich.
Alcune delle più importanti sommergibili varati nel corso degli anni dai cantieri C.R.D.A. comprendono: | |
Vedi anche Categoria:Sommergibili costruiti dai Cantieri Riuniti dell'Adriatico. |
Alcune delle più importanti navi varate nel corso degli anni dai cantieri C.R.D.A. comprendono: | |
Vedi anche Categoria:Navi costruite dai Cantieri Riuniti dell'Adriatico. |
Il cantiere di Monfalcone fu bombardato dalla RAF il 19 marzo, il 4 e il 20 aprile 1944. Questi bombardamenti distrussero completamente le Officine Aeronautiche e i velivoli in costruzione e soltanto il cantiere nel dopoguerra sarebbe stato ricostruito, mentre le Officine Aeronautiche avrebbero cessato la loro produzione.
Il dopoguerra e la ricostruzione furono uno dei momenti più alti per la cantieristica nazionale e vide prodigarsi, con grande spirito di sacrificio, a tutti i livelli, il personale che vi operava, dai massimi dirigenti agli operai, nell'opera di ricostruzione degli impianti e della flotta, adottando soluzioni nuove ed economiche. A Monfalcone uno dei massimi protagonisti fu il direttore del Cantiere Nicolò Costanzi e già nel 1950, era stato demolito il relitto del Conte di Savoia, costruito a Trieste nei Cantieri Riuniti dell'Adriatico all'inizio degli anni trenta, ed eseguito il riallestimento del Conte Biancamano. A Trieste e Monfalcone vennero costruiti l'Augustus e il Giulio Cesare, varato nel 1950 e primo transatlantico italiano a essere stato costruito nel dopoguerra. Il Biancamano, che riprese la navigazione nel 1949 sulle rotte dirette in Nord e Sud America, fu la prima unità della rinnovata flotta mercantile italiana e al suo riallestimento collaborarono pittori come Massimo Campigli, Mario Sironi, Roberto Crippa.
A Trieste il 24 marzo 1963 venne varato il transatlantico Raffaello costruito per la Società Italia Navigazione con madrina del varo la Signora Giuliana Merzagora la moglie dell'allora Presidente del Senato Cesare Merzagora.
Il Cantiere San Rocco nel 1958 venne venduto alla Micoperi di Milano, dopo che sotto la gestione dei Cantieri Riuniti dell'Adriatico vi erano state realizzate dal 1938 oltre 20 navi. Venne utilizzato fino al 1972 solo per manutenzione e riparazione e dal 1972 solo per carenaggio. Nel 1982 venne ceduto a una società con interessi nel campo immobiliare che ha sviluppato e realizzato il progetto Marina di Porto San Rocco, un porto turistico attiguo al cantiere. Nel 2003 i Cantieri San Rocco sono stati acquisiti da Dreaming Group e vi vengono svolte le attività di refitting, rimessaggio, manutenzione ordinaria e straordinaria, assistenza e riparazione post-vendita.[3]
Nell’ottobre 1965 venne istituita una Commissione interministeriale di studio per i cantieri navali, meglio nota come Commissione Caron, il cui compito era quello di proporre un nuovo assetto per la cantieristica pubblica. Al termine dei lavori, la Commissione suggerì, da un lato, di ridurre il numero degli stabilimenti e dall’altro di consolidare gli stabilimenti che s’intendeva mantenere in attività. Nell’ottobre 1966, ispirandosi alle conclusioni della commissione il Comitato interministeriale per la programmazione economica varò un piano che prevedeva, fra l’altro, la nascita di una società, la Italcantieri – Cantieri Navali Italiani, società facente parte della galassia IRI, in cui confluirono gli stabilimenti di costruzione navale a partecipazione statale dell'Ansaldo dei Cantieri Riuniti dell'Adriatico e della Navalmeccanica.
All'inizio del 1966, il governo elaborò un piano di riordino della cantieristica nazionale che prevedeva un nuovo raggruppamento denominato Italcantieri – Cantieri Navali Italiani, società facente parte della galassia IRI, in cui confluirono il cantiere di Monfalcone, il cantiere di Castellammare di Stabia e il cantiere navale di Sestri Ponente gli stabilimenti di costruzione navale a partecipazione statale, i Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Monfalcone e il Cantiere navale di Castellammare di Stabia.
Nel 1966, ultimo anno societario, i Cantieri Riuniti dell'Adriatico risultavano così composti:
Con il riordino della cantieristica una parte dei Cantieri Riuniti dell'Adriatico venne incorporata nella Italcantieri, e un'altra parte confluì nella Grandi Motori Trieste.
La società Italcantieri fondata il 22 ottobre 1966 con sede in Trieste era così articolata:
Dei Cantieri Riuniti dell'Adriatico confluì nell'Italcantieri la Direzione Generale di Trieste e lo stabilimento di Monfalcone.
Nel 1966 venne formata anche una joint-venture tra l'IRI e la FIAT, in base alla quale le due società rilevavano la Fabbrica Macchine Sant'Andrea accordandosi per trasferire le rispettive produzioni di grossi motori diesel in una nuova società, chiamata Grandi Motori Trieste. L'accordo prevedeva anche la costruzione di un nuovo e moderno stabilimento a Bagnoli della Rosandra, in provincia di Trieste.
Dopo l'entrata in funzione del nuovo stabilimento, la produzione venne spostata da Sant'Andrea a Bagnoli, e i vecchi impianti vennero dimessi. In quella sede sorge oggi un palazzo direzionale del gruppo Fincantieri, che nel 1984 inglobò l'Italcantieri. Lo stabilimento di Bagnoli della Rosandra costituisce invece oggi la sede della Wärtsilä Italia, facente parte della Wärtsilä Corporation finlandese.
Il cantiere navale di Trieste che vide l'ultimo varo di un'imbarcazione, una motonave da carico, il 16 marzo 1968 durante il periodo della gestione Italcantieri e Fincantieri il cantiere è stato utilizzato solo per riparazioni e dalla fine degli anni novanta viene gestito dalla società Nuovo Arsenale Cartubi sotto la cui gestione il 26 ottobre 2008 dopo oltre 40 anni è avvenuto il varo di una nuova nave, una gassiera commissionata da un armatore norvegese.
Il cantiere di Monfalcone dall'inizio degli anni novanta rivolge la sua produzione alla costruzione di prestigiose navi da crociera e dopo che con la consegna di sommergibili Gazzana Priaroggia e del Longobardo la produzione dei sommergibili è stata trasferita dalla Fincantieri al Muggiano oggi fa capo alla Direzione Navi da Crociera di Fincantieri.
Tra le realizzazioni più importanti fatte a Monfalcone ci sono la piattaforma off-shore "Micoperi 7000", le petroliere costruite per l'Eni lunghe oltre 250 m e le bulk-carrier lunghe oltre 320 m con 131.000 tonnellate di stazza lorda.
Tra le costruzioni fatte per la Marina Militare i sommergibili classe Toti, varati tra il 1967 e il 1968, e classe Sauro, varati tra il 1976 e il 1993, e soprattutto la portaerei Garibaldi, varata il 4 giugno 1983 che ricopre il ruolo di ammiraglia della flotta della Marina Militare.
In occasione del centenario del cantiere di Monfalcone, il 27 marzo 2008 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è recato in visita al cantiere di Monfalcone per inaugurare la mostra Cantiere 100 anni di navi a Monfalcone. Quest'ultima è stata aperta al pubblico il successivo 3 aprile, giorno esatto del Centenario del cantiere, e accompagnata dal catalogo della stessa curato da Matteo Martinuzzi.
La documentazione proveniente dal Lloyd austriaco, dal Lloyd triestino e dai Cantieri riuniti dell'Adriatico è stata depositata dalla Fincantieri CNI spa presso l’Archivio di Stato di Trieste[4], ed è riunita nel fondo denominato Arsenale triestino San Marco (estremi cronologici: 1861-1962)[5].
Controllo di autorità | VIAF (EN) 127580930 · LCCN (EN) n86029880 |
---|